Di Diego Tripodi. Bologna: Marco Angius sul podio di Orchestra e Cori del Comunale.
Proprio sfortunata la data del 31 ottobre per questa stagione del Teatro Comunale di Bologna: inizialmente era infatti segnata come battesimo della Voce del silenzio di Alessandro Solbiati, raro esempio di produzione contemporanea nei cartelloni italiani, nonché lavoro commissionato espressamente dal Comunale, che purtroppo è stato rinviato a quando nel 2026 si rientrerà nella storica sede – al momento oggetto di riqualificazione – di Piazza Verdi, lasciati gli attuali spazi di Piazza Costituzione dove il teatro è da due anni ospite.
Al suo posto è stata dunque programmata un’esecuzione dei Carmina Burana di Carl Orff con la direzione di Marco Angius, già presente nella precedente programmazione. Ma la sorte (“O fortuna, velut luna statu variabilis”, tanto per restare in tema) si è ulteriormente accanita: agitazioni sindacali, legate al rigetto da parte della Corte dei Conti del premio di produttività per il 2024, hanno fatto saltare anche la prima della nuova proposta, slittata dunque alla successiva data in calendario, ossia la sera di sabato 2 novembre. Scavallato perciò il nefasto ultimo del mese, nonostante l’ulteriore forse non felicissima concomitanza con la celebrazione dei defunti, la serata è riuscita ad andare in porto: non sia trascurata la forte valenza simbolica e superstiziosa di certe coincidenze se – come prima scherzando si accennava – in gioco c’è l’esecuzione di una pagina tanto intrisa di quello spirito medievale che a cotante coincidenze dà ampissimo peso.
Perché l’operazione compiuta da Orff con la sua cantata, amatissima o vilipesa, esaltata o sprofondata, in ogni caso ininterrottamente ascoltata da più di ottant’anni, è quella dell’invenzione del medioevo. Meglio, di un medioevo musicale contraffatto e falsificato, ma con tale originalità da essere divenuto nell’immaginario collettivo più rappresentativo di quello autentico. E poco importa se si tratta di un miraggio artistico, è un effetto speciale grandissimo che, comunque, si conforta dell’autenticità di un apparato testuale, fatto di ventiquattro carmina, che l’autore ha selezionato dal Codex Buranus, una silloge preziosissima di splendidi componimenti dell’ XI e XII secolo, dallo spirito medievale che più medievale non si può.
Il Comunale ha voluto potenziare l’apparato suggestivo a contorno della serata con le creazioni video appositamente realizzate da Innovio Arts, che omaggiavano sia l’iconografia del medioevo originale del codice, sia il medioevo immaginario di Orff, ricorrendo ad elaborazioni digitali delle miniature dell’uno e di fotogrammi del cinema coevo all’altro.
Protagonista indiscusso di questo capolavoro è il coro, sicché il banco di prova è stato importante per Coro e Coro di voci bianche del TCBO, guidati da Gea Garatti Ansini e Alhambra Superchi, formazioni notoriamente pregevoli, che tuttavia in questa occasione sono apparse leggermente sottotono rispetto ai loro standard usuali, certamente complice la grande aspettativa che ruota attorno questa composizione. Similmente, ben preparate, ma non impeccabili nella serata cui abbiamo assistito, le voci dei due solisti principali: il soprano Maria Eleonora Caminada, non sempre perfettamente a fuoco, ed il baritono giapponese Tamon Inoue, cui avremmo chiesto più trasporto nell’interpretazione. Buona l’unica prova per il tenore Marco Ciaponi nella tragicomica aria Olim lacus colueram. Ù
A salire sul podio dell’Orchestra del Comunale, Marco Angius, bacchetta celebre nel repertorio contemporaneo e del ‘900, che ha affrontato la partitura con spigliatezza e vitalità, seguendo il sicuro effetto di questo lavoro, ma senza mancare dell’attenzione per le sottigliezze timbriche che sono elargite da Orff generosamente, anche se, a onor del vero, ci è parso che le intenzioni seminate dal direttore non attecchissero sempre nella risposta dell’orchestra. In ogni caso, al netto di qualche défaillance e considerato che il concerto è stato una sorta di piéce à sauvetage per gli appuntamenti in cartellone – con tutto quanto ciò deve aver significato in termini di riorganizzazione in così poco tempo -, i Carmina Burana a Bologna, in barba ad ogni difficoltà, hanno puntualmente richiamato il grande e variegato pubblico affezionato a quest’opera, che a fine spettacolo ha premiato interpreti e Teatro con il consueto affabile battimano.
Recensione di Diego Tripodi
Visto al Comunale Nouveau di Bologna il 2 novembre 2024
Immagine di copertina: Orchestra e Coro Comunale Bologna © Rocco.Casaluci 2015
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