VIVE – Vittoriano e Palazzo Venezia: in mostra documenti, fotografie, filmati d’epoca, oggetti e installazioni interattive. Nota di Lucia Borgonzoni, sottosegretario alla Cultura.

Un omaggio al genio italiano che ha cambiato il mondo. Un tributo che celebra non solo il signore del Wireless e padre della Radio, ma anche il giovane curioso e visionario. Nel percorso espositivo centinaia di documenti, foto, reperti, filmati che provengono da illustri archivi nazionali e internazionali per approfondire l’aspetto umano e l’avventura imprenditoriale dell’inventore bolognese.

Gli spazi dell’Istituto VIVE – Vittoriano e Palazzo Venezia (Sala Zanardelli e Sala Regia) accolgono “Guglielmo Marconi. Vedere l’invisibile”, una mostra promossa dal Ministero della Cultura e organizzata e realizzata da Cinecittà e Archivio Luce, dall’8 novembre 2024 al 25 aprile 2025.

[Guglielmo Marconi con moglie e figlia sul panfilo Elettra nel 1935 (Foto Farabola)]

Attraverso media e linguaggi differenti, la mostra – in otto sezioni – guida i visitatori a ritroso nella vita di Guglielmo Marconi. Dalla sua gioventù alla conquista transatlantica, l’esposizione ne mette in luce il profilo di startupper e quello di uomo di stato, esplorando i capitoli che lo portarono alla ribalta internazionale e quelli più privati, senza tralasciare il suo legame con il mare né la straordinaria eredità, ancora oggi così palpabile.

La mostra è realizzata con il patrocinio e il contributo del Comitato Nazionale Marconi.150 e con la collaborazione della Fondazione Guglielmo Marconi. Sponsor della mostra sono ENEL, Fincantieri e Terna, con il supporto di Fondazione Leonardo che ha contribuito con il documentario “Elettra, la nave laboratorio di Marconi”, e con lo sviluppo di contenuti multimediali realizzati anche grazie a sistemi di intelligenza artificiale.

Ben 34 gli enti prestatori del materiale esposto in mostra, tra cui la Bodleian Libraries di Oxford, il MAECI, il Museo Storico della Comunicazione di Roma, l’Accademia dei Lincei, la Marina Militare, l’Esercito Italiano e l’Aeronautica Militare. Si ringrazia Giovanni Pelagalli.

C.S.m.
Fonte: comunicato stampa 6 novembre 2024
Immagine di copertina, nel manifesto mostra:
Marconi mentre legge un libro a bordo dell’Elettra, circa 1930
(Bettmann / Getty Images)

GUGLIELMO MARCONI. VEDERE L’INVISIBILE
8 novembre 2024 – 25 aprile 2025

VIVE – Vittoriano e Palazzo Venezia
Per informazioni e prenotazioni:
Telefono: 06.32810960
Email: vi-ve.prenotazioni@cultura.gov.it
Sito web: https://vive.cultura.gov.it/it

[Guglielmo Marconi intorno al 1877, all’età di quattro anni (Roma, Biblioteca dell’Accademia dei Lincei e Corsiniana, Archivio Guglielmo Marconi)]

VEDERE L’INVISIBILE
SEN. LUCIA BORGONZONI
SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA CULTURA

Nella notte tra il 14 e il 15 aprile 1912, una richiesta di soccorso viaggia ripetutamente nell’etere. Dopo la collisione con un iceberg, il Titanic, il più grande e lussuoso transatlantico del tempo, si sarebbe tragicamente inabissato, trascinando con sé, nell’oscurità delle profondità oceaniche, oltre 1500 persone. Tuttavia, grazie a quel messaggio lanciato in codice Morse dai due marconisti a bordo, Jack Phillips e Harold Bride, il piroscafo Carpathia, che si trovava a circa 60 miglia di distanza, riuscì a trarre in salvo 705 passeggeri. Tre giorni dopo, tra le oltre duemila persone assiepate al porto di New York, ad attenderli c’era anche Guglielmo Marconi.

Solo al cospetto di una tragedia epocale, una delle più nefaste nella storia della navigazione civile, apparve finalmente chiara a tutti la portata del telegrafo senza fili, l’invenzione dello scienziato bolognese che, su quella banchina, con voce accorata, dichiarò ai giornalisti: “Vale la pena di aver vissuto per aver dato a questa gente la possibilità di essere salvata”. La stampa americana lo avrebbe celebrato, quasi osannato: era a lui che i superstiti del naufragio dovevano la vita. Peraltro, già tre anni prima fu proprio grazie al radiotelegrafo senza fili in dotazione al transatlantico Republic che il marconista a bordo, subito dopo la collisione con il Floridia, riuscì a lanciare un segnale di soccorso. Gli aiuti sopraggiunti fecero sì che, tra le circa 1700 persone a bordo delle due navi, le vittime fossero solo sei: uno scenario impensabile fino ad allora, che ebbe una risonanza mondiale.

[Marconi in posa sul ponte del transatlantico Lucania, il 22 agosto 1903 (Oxford, Bodleian Libraries, Marconi Archives)]

Le due commissioni di inchiesta – una americana, l’altra inglese – istituite per far luce sulle cause del disastro del Titanic, evidenziarono l’assoluta inadeguatezza della normativa internazionale sulla sicurezza della navigazione marittima, modificata nel giro di pochi mesi: i marconisti a bordo divennero due per legge, così da garantire la copertura radio della navigazione 24 ore su 24. Guglielmo Marconi aveva seguito da vicino tutto l’iter processuale: la sua invenzione, ritenuta sino a quel momento uno strumento utile, fu sinonimo di sicurezza e divenne una dotazione di bordo indispensabile.

Così, mentre il Titanic affondava, le azioni della Marconi Company prendevano quota. Nel 1897, infatti, un Marconi poco più che ventenne aveva fondato a Londra la “Wireless Telegraph and Signal Company”, pochi giorni dopo che il British Post Office aveva riconosciuto la sua invenzione della telegrafia senza fili con il brevetto n. 12039, riprodotto digitalmente in mostra – così come i brevetti n. 7777 del 1900 e n. 12243 del 1902 – per gentile concessione della Bodleian Library di Oxford.

La società londinese era solida: riuscì a resistere anche al cosiddetto “scandalo Marconi”, un caso di insider trading che, sempre nel 1912, coinvolse alcuni esponenti del Governo inglese. Marconi, che alla fine fu comunque dichiarato non colpevole, ne fu profondamente amareggiato. Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale contribuirà poi ad archiviare il caso.

Antesignana di una moderna startup, la società di Marconi recava nella ragione sociale la parola Wireless, che ha reso Marconi ben più dell’inventore della radio, come spesso, in maniera sbrigativa e riduttiva, è stato classificato.

[Fotografia dimostrativa del 1912 di un veicolo a motore dotato di una grande antenna (Oxford, Bodleian Libraries, Marconi Archives)]

Il giovane Guglielmo aveva compiuto i suoi primi esperimenti nella soffitta di casa: le onde hertziane erano già note ai fisici di fine Ottocento, ma solo lui intuì la possibilità di impiegarle per trasmettere messaggi, colmando le distanze e superando qualsiasi tipo di ostacolo, compresi gli oceani, le montagne e – perché no? – anche la curvatura terrestre. Un’intuizione condensata nella lettera che lo stesso Marconi inviò a Giuseppe Deabate, nel celebre passaggio epigrafato presso il Santuario di Oropa: “Nell’estate del 1894 dall’alta montagna d’Oropa contemplando il biellese pensai che l’uomo potesse trovare nello spazio nuove energie nuove risorse e nuovi mezzi di comunicazione”.

Dalla Londra vittoriana di fine secolo, dove vivevano gli influenti parenti della madre, il giovane Guglielmo ha letteralmente conquistato il mondo: la tecnologia wireless, oltre a rendere la navigazione transoceanica più sicura, era riuscita a coinvolgere l’intero pianeta in una comunicazione globale e istantanea. Anche la Chiesa ne intuì le potenzialità, per rendere a tutti gli effetti il suo messaggio universale ed ecumenico. Lo scienziato bolognese fu infatti incaricato da Papa Pio XI di progettare e realizzare Radio Vaticana, inaugurata il 12 febbraio 1931 davanti a un microfono che, ancora oggi, diffonde la voce del Papa nel mondo.

È del 1934 un articolo del New York Herald che riporta un sondaggio universitario, secondo il quale Marconi era risultato l’uomo più importante al mondo, seguito da Franklin Delano Roosevelt e, al terzo posto, da Albert Einstein. Simbolo della partecipazione italiana alle grandi rivoluzioni scientifiche e tecnologiche dei tempi moderni, Marconi incarnava infatti il genio inventivo e imprenditoriale che era riuscito ad affermare ovunque lo sviluppo della radiotelegrafia.

Questo fa di lui un inventore geniale e visionario, capace di anticipare il futuro, di gestire e promuovere il suo nome e le sue invenzioni a suon di brevetti. È del 1896 una lettera indirizzata al padre, cui chiede consiglio in merito alla proposta di due ingegneri inglesi di fondare una piccola società “che avrebbe lo scopo di sperimentare e di fare la reclame alla mia scoperta, sobbarcandosi tutte le spese per ottenere i brevetti in tutti i grandi stati del mondo […] in compenso dei diritti che dovrei trasferire”. Il giovane Guglielmo è titubante, dubbioso: in lui c’era già la consapevolezza che le applicazioni scientifiche avessero un potenziale imprenditoriale e che quel potenziale andasse difeso. D’altra parte, aveva respirato cultura d’impresa fin dall’infanzia, tra il padre, ricco proprietario terriero, e la madre, nipote del fondatore della distilleria Jameson di Dublino.

[Guglielmo Marconi con la madre Annie Jameson e il fratello maggiore Alfonso, intorno al 1877
(Roma, Museo Storico della Comunicazione)]

Lo vediamo in luoghi remoti lanciare nell’aria i suoi messaggi, come nell’Isola di Terranova, da dove partì il primo segnale radio transatlantico tra il Nord America e l’Europa. Era il 1901. Dopo un anno, sarà completata la prima trasmissione transoceanica bilaterale tra le stazioni di Glace Bay e Poldhu. Nel mentre, Marconi trova il tempo di posare con il suo staff dinanzi a una macchina fotografica che, alle sue spalle, avrebbe immortalato anche l’estrema rigidità dell’inverno canadese. Parte da qui la strada verso il Nobel per la Fisica, vinto – primo italiano in assoluto – a soli 35 anni nel 1909.

Da lì, non si sarebbe più fermato. Non c’è angolo della terra che Marconi non abbia raggiunto con le onde elettromagnetiche e con le sue straordinarie dimostrazioni, inimmaginabili a quel tempo: nel 1931, con un segnale partito da Roma e rilanciato da Coltano, sede della più potente stazione radio d’Italia, illuminò il Cristo Redentore di Rio de Janeiro; l’anno precedente, invece, era stato il Municipio di Sydney ad accendersi grazie a un segnale inviato dall’Elettra, ormeggiata nel porto di Genova. Marconi era riuscito ad illuminare il mondo.

Sensibile al fascino femminile, seducente e carismatico, riscosse un certo successo “personale” negli ambienti eleganti e patinati della Belle Epoque che, per forza di cosa, fu quasi costretto a frequentare: l’attivista americana Inez Milholland Boissevain – conosciuta nel 1903 sul transatlantico Lucania durante una traversata – cede alle sue lusinghe, così come Josephine Bowen Holman – incontrata sul piroscafo St. Paul nel 1899 – figlia di un giudice della Corte Suprema dell’Indiana, con la quale intesse una breve relazione, come emerge da alcune lettere che Marconi chiosa con una sorta di schema crittografico, utilizzando il codice Morse! Nell’ottobre del 1912 un grave incidente stradale gli provoca un danno permanente: tuttavia, nemmeno la perdita dell’occhio destro – sostituito con una biglia di vetro fabbricata a Murano – avrebbe offuscato il suo fascino!

Nel 1905 sposa, firmando prima un accordo prematrimoniale, Beatrice O’Brien, che gli darà tre figli, Degna, Gioia e Giulio, dopo una prima bimba nata morta. Le lettere delle figlie, dolcissime, restituiscono un tenero e inedito spaccato di vita familiare. Nonostante tutto, nel 1924 la coppia divorzia: una scrittura privata del 1922 cristallizza una situazione ufficializzata due anni dopo con lo scioglimento consensuale del vincolo coniugale. L’istituto giuridico del divorzio, però, non era riconosciuto dal nostro ordinamento: per questo Marconi si rivolse allo Stato Libero di Fiume, previa acquisizione della relativa cittadinanza, alla stregua di altri personaggi illustri del suo tempo quali Vilfredo Pareto, Domizio Torrigiani e Maffeo Pantaleoni.

Nel mentre, non erano mancate altre passioni: per Nenè Tornaghi, giovane esponente dell’alta borghesia capitolina, come emerge da un inedito carteggio messo all’asta da Bloomsbury nel 2008; lo stesso Marconi, dopo essersene invaghito, presentò il soprano irlandese Margaret Burke Sheridan a Giacomo Puccini, con il quale la donna avrebbe poi intessuto un sodalizio artistico estremamente fertile; Francesca Bertini, la diva del cinema muto per la quale, non corrisposto, perse la testa.

Nel 1927 si risposa con Maria Cristina Bezzi-Scali, che gli dà un’altra figlia, l’amata Elettra. La chiamano come lo yacht che Guglielmo possiede dal 1919 e che è per lui sia un laboratorio galleggiante che una seconda casa: è sull’Elettra, infatti, che continua i suoi esperimenti in giro per il mondo. Ormai è una celebrità internazionale: insignito di numerose lauree ad honorem e di almeno una ventina di onorificenze, viene nominato Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (1927-1937), della Regia Accademia d’Italia (1930) e dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana (1933).

[Foto scherzosa di Guglielmo Marconi assediato da tre donne (fine Ottocento) (Oxford, Bodleian Libraries, Marconi Archives)]

In suo onore sono stati composti inni, odi, sonetti e marce. Singolare è una canzone del 1927 che attesta l’affetto degli italo americani per Marconi, musicata da Francesco Pennino, il nonno materno del regista Francis Ford Coppola. Il suo, per di più, è un nome che vende, alla stregua di un brand pubblicitario: ecco allora che la Borsalino realizza un sombrero “forma Marconi”, in vendita a 9 dollari, mentre un “Amaro Marconi” viene prodotto da una distilleria argentina, dove sono in commercio anche i sigari “Marconi”, appunto.

J.R. Kipling, conosciuto a Londra, è un suo ammiratore. Lo scrittore, che nel 1902 pubblicò un breve racconto intitolato “Wireless”, era convinto che la comunicazione senza fili potesse svelare anche le dimensioni più inesplorate della psiche umana. Gli “spiritualisti”, tra cui A. Conan Doyle, consideravano il wireless una forma di telepatia mentale, in grado di dare un fondamento scientifico a tutta una serie di pratiche occulte molto in voga all’inizio del Novecento, come se il fatto che le onde elettromagnetiche riuscissero a veicolare messaggi a grandi distanze, le rendesse capaci di oltrepassare anche l’ultima linea rerum. Più volte Marconi ricevette proposte di collaborazione in campo spiritistico, senza però mai cedere a questo tipo di lusinghe. Amava troppo e sinceramente la scienza, non solo la sua, al punto da sostenere i giovani valorosi di Via Panisperna, riunitisi intorno a Enrico Fermi. Anzi, fu proprio Marconi, in qualità di Presidente dell’Istituto di Fisica, ad appoggiare l’idea di Fermi di organizzare il Primo Congresso Internazionale di Fisica Nucleare, svoltosi a Roma nel 1931.

Pur avendo aderito pubblicamente al fascismo nel 1923, quasi tutta l’attività scientifica di Marconi, Nobel compreso, si svolse prima del suo avvento e lontano dall’Italia, soprattutto negli Stati Uniti e in Inghilterra. Sicuramente Marconi era un convinto nazionalista, legato anche da interessi economici al Governo, che difatti non mancherà di sostenere le sue ricerche. Ciò non impedirà all’OVRA, la polizia segreta fascista, di tenerlo sotto controllo, un’operazione peraltro espletata nei confronti di tanti altri cittadini italiani. Come si apprende dai documenti dell’Archivio Centrale dello Stato, l’attività informativa dell’OVRA aveva raccolto anche dichiarazioni relative alle presunte sperimentazioni dello scienziato bolognese sul raggio della morte, un’ipotetica arma segreta capace di colpire bersagli a grande distanza. In assenza di prove certe e documentate – una fonte anonima riporta anche l’esempio di un gregge di pecore che sarebbe stato incenerito dal famigerato raggio! – il tutto può essere ricondotto nell’alveo delle speculazioni legate alla propaganda bellica.

[Guglielmo Marconi e Charles Proteus Steinmetz, eminente scienziato e matematico, capo ingegnere della General Electric, s’incontrano a Schenectady, New York, il 27 giugno 1922.  (Bodleian Libraries, Oxford, Marconi Archives). Nella didascalia che accompagna la foto si legge: “Si sono incontrati per la prima volta dopo 15 anni, e strano a dirsi, i due hanno discusso di tutto fuorché di elettricità, preferendo conversare degli alligatori di Steinmetz, che è immortalato senza il solito sigaro”]

Nonostante la carriera militare, iniziata nell’esercito e proseguita nella Regia Marina, Marconi resta un uomo di pace. Nominato Senatore del Regno nel 1914, svolse diverse missioni per conto del Governo italiano; la più significativa fu senza dubbio la partecipazione alla Conferenza di pace di Parigi del 1919. Tuttavia, i risultati deludenti per l’Italia lo segneranno per i tempi successivi. È forse per questo che, quando nel 1920 fu inviato a Fiume da Gabriele D’Annunzio, invece di convincerlo ad abbandonare la sua impresa, attivò una trasmissione radio dall’Elettra, “dalla sua nave bianca che veramente naviga nel miracolo e anima i silenzi eterei del mondo”, da dove il poeta, nella prima radiodiffusione circolare in lingua italiana della storia, parlò al mondo della questione fiumana.

In una calda estate romana, il 20 luglio 1937 il suo cuore, già da tempo sofferente, si ferma. Il giorno dopo, mentre il corteo funebre sfila per le strade della capitale alla presenza delle più alte cariche dello Stato e di oltre 500.000 persone, tutte le stazioni radio del mondo, compresa la BBC che lui stesso aveva contribuito a fondare, osservano due minuti di silenzio.

Vittorio Emanuele III di Savoia ne riconobbe i meriti e con la Legge 276/1938, abrogata nel 2008, decretò che: “Il giorno 25 aprile, anniversario della nascita di Guglielmo Marconi, è dichiarato, a tutti gli effetti, giorno di solennità civile”.

Passione per la ricerca, fiducia nella scienza come fattore di progresso al servizio dell’umanità e tenacia nel perseguire i traguardi più ambiziosi, è questo il patrimonio ideale che Marconi ha lasciato in eredità al terzo millennio. La modernità di Marconi è anche questa: tutta la sua vita rappresenta un incitamento a rafforzare la ricerca scientifica e a utilizzare la comunicazione globale come veicolo per alimentare la scintilla della conoscenza e del dialogo fra i popoli. Marconi, dunque, resta per noi un grande esempio, l’immagine di un uomo che ha avuto la capacità e la possibilità di ricercare e verificare le proprie intuizioni, mettendole subito in pratica. Le sue scoperte restano straordinarie in un XX Secolo che ci ha donato un progresso scientifico senza precedenti. Questo conferma quanto ancora oggi sia fondamentale investire nei giovani e nella loro libertà di ricerca.