MAMbo – Museo d’Arte Moderna: in mostra 60 tra le opere che furono acquisite da Francesco Arcangeli.

Nel cinquantenario della morte di Francesco Arcangeli (Bologna, 1915 – ivi, 1974), il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna del Settore Musei Civici Bologna presenta la mostra “Tramando. Le acquisizioni di Francesco Arcangeli per la Galleria d’Arte Moderna di Bologna”, ultima iniziativa di un vasto progetto con cui la Pinacoteca nazionale di Bologna, il MAMbo e il Museo Morandi hanno omaggiato lo studioso a partire dallo scorso maggio.

L’esposizione, a cura di Uliana Zanetti con la collaborazione di Lorenza Selleri, è visitabile nella Project Room del museo dall’1 novembre 2024 al 6 gennaio 2025.

A essere presentate sono una sessantina di opere selezionate tra quelle proposte o approvate da Francesco Arcangeli per l’acquisto da parte del Comune di Bologna, dal quale ricevette incarichi di consulenza dal 1949 al 1958 e quello di direttore della Galleria Comunale d’Arte Moderna dall’agosto 1958 al gennaio 1968.

La rassegna offre una restituzione sufficientemente rappresentativa sia del disegno museologico di Arcangeli, basato principalmente su un cospicuo e significativo incremento della collezione, sia del suo particolare orientamento storico-critico. Nei suoi acquisti – pur sorretti dall’intenzione di consegnare una panoramica esaustiva e imparziale dell’arte contemporanea a livello locale, nazionale e, per quanto possibile, internazionale – è infatti possibile rintracciare le più autentiche inclinazioni personali, coltivate nei rapporti di stima e amicizia con alcuni pittori e critici.

Nell’importante mostra Dal Romanticismo all’Informale, curata da Claudio Spadoni per il MAR – Museo d’Arte della Città di Ravenna nel 2006, sono stati ben rappresentati gli artisti che Arcangeli considerava cruciali per il corso dell’arte nell’età contemporanea, da William Turner a John Constable, da Gustave Courbet a Claude Monet, da Wols a Jackson Pollock.

Se quel tracciato può essere considerato come una sorta di “museo ideale” di Arcangeli, la presente rassegna, basata su una ricerca documentaria mai tentata in precedenza e ancora in corso, è ora testimonianza tangibile del “museo reale” che lo studioso riuscì, tra mille difficoltà, a dare alla luce.

Nonostante le scarse risorse disponibili non gli consentissero di acquistare lavori dei grandissimi artisti dell’Ottocento e del primo Novecento che più ammirava, lo studioso riuscì a delineare, attraverso le opere instancabilmente ricercate alle grandi mostre nazionali, come l’Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia e la Quadriennale di Roma, o presso artisti e gallerie, un tracciato coerente con la sua visione storico-artistica. Una visione ad ampio spettro e priva di rigide preclusioni che, tuttavia, l’aveva portato a studiare, riconoscere e prediligere un particolare corso della storia dell’arte contemporanea, sintetizzato nella formula “dal Romanticismo all’Informale” che dà il titolo alle sue lezioni universitarie del 1970-1971 – pubblicate postume nel 1976 dalle Edizioni Alfa, poi ristampate in nuove edizioni da Minerva nel 2005 e dalla Società editrice il Mulino nel 2020 – ripresa anche nel titolo della prima raccolta dei suoi saggi, pubblicata da Einaudi nel 1977.

LA MOSTRA
Allestita come una quadreria, la mostra inizia con un paesaggio romantico, che lo storico dell’arte aveva sperato di poter attribuire a Théodore Géricault, e prosegue con Giovanni Dupré e Luigi Bertelli, per poi passare al post-impressionismo intimista di Carlo Corsi, al calligrafismo Jugendstil di Gustav Klimt e alla veduta urbana di stampo futurista di Athos Casarini.

Al dipinto di Fritz Winter, memore dell’opera di Paul Klee, seguono in mostra le atmosfere rarefatte e luminose dei quadri di Virgilio Guidi, Vasco Bendini e Sergio Romiti.

Il nucleo più consistente è dedicato all’Informale e all’“ultimo naturalismo”, espressione con cui Arcangeli indica il clima artistico che lo coinvolge più intimamente e che delinea in due tra i suoi scritti più noti: Gli ultimi naturalisti del 1954 e Una situazione non improbabile del 1956, entrambi pubblicati su “Paragone”. Se Alberto Burri, Antoni Tàpies, Rafael Canogar ed Emilio Scanavino rappresentano l’Informale nelle sue accezioni più ampie, Pompilio Mandelli, Mattia Moreni, Ennio Morlotti, Ilario Rossi e Sergio Vacchi ne esemplificano una declinazione prettamente “padana”, nel solco dei “tramandi” di un’“arte di settentrione” che per Arcangeli rimane radicata in un intenso e caratterizzante rapporto tra l’uomo e la natura.

Il piccolo paesaggio di Graham Sutherland del 1952, come i monumentali Comizio di Renato Guttuso e L’Être ouvert ou l’Être est vert di Roberto Sebastian Matta, entrambi del 1962, documentano l’opera di tre maestri ai quali, negli anni Sessanta, è ancora possibile, dopo la fine dell’Informale, fare riferimento per mantenere vivo e attuale l’approccio alla pittura. Delle ricerche in questo campo sono testimoni le opere di Pier Achille Cuniberti, Franco Francese, Piero Giunni, Titina Maselli (esposta in collezione), Mario Nanni, Concetto Pozzati e Maurizio Bottarelli, mentre per documentare i nuovi corsi artistici che si aprono negli anni Sessanta sono presenti lavori di Getulio Alviani, Enrico Castellani, Gianni Colombo e Lucio Saffaro. 

Una sezione a parte è dedicata a un rilevante gruppo di opere su carta di Giorgio Morandi, amico di Arcangeli fin dagli anni Trenta, al quale il critico dedicò una fondamentale monografia, riconoscendo sempre in lui uno dei maggiori artisti del Novecento. Al 1961 risale l’acquisto, presso la Libreria Prandi di Reggio Emilia, di cinque acqueforti, mentre nel 1965 entrano a far parte del patrimonio comunale (congiuntamente ad una sanguigna di René Magritte, qui esposta) due disegni del 1960 e un’acquaforte del 1931 provenienti dalla Galleria La Medusa di Roma. Questo corpus di opere, insieme alla donazione di due acqueforti da parte delle sorelle di Morandi del gennaio 1965 (esposte per l’occasione in una sala del Museo Morandi), costituisce di fatto il primissimo nucleo della ricca collezione ora appartenente al Museo Morandi, la più vasta raccolta pubblica al mondo di opere dell’artista.

Le grandissime dimensioni di opere particolarmente rilevanti, come Pasifae e il toro (1964) di Giannetto Fieschi o Il vento nel campo come sempre (1964) di Mattia Moreni, acquistate nel 1965 in occasione delle personali dei due artisti curate da Arcangeli rispettivamente per l’Ente Bolognese Manifestazioni Artistiche e per la Galleria d’Arte Moderna, non ne hanno consentito l’esposizione in mostra, si è però ovviato alla loro assenza attraverso l’esposizione dei cataloghi in cui sono riprodotte.

Per supplire alla mancanza di alcune opere purtroppo trafugate nel 1987, si è fatto invece ricorso alle fotografie in bianco e nero utilizzate per la catalogazione: si tratta di lavori di Osvaldo Licini, Jean-François Millet, Jackson Pollock e Wols, che, seppur da ritenersi opere “minori”, risultano essere di cruciale importanza per comprendere l’impostazione museologica di Francesco Arcangeli.

Quasi tutte le opere incluse nel progetto espositivo sono state raramente esposte negli ultimi decenni. Per l’occasione è stato quindi effettuato un consistente recupero conservativo, che ha consentito di valorizzare un nucleo collezionistico di importanza determinante per la storia e l’identità del museo.

IL PUBLIC PROGRAM
Prevede due iniziative: Francesco Arcangeli racconta Giorgio Morandi. L’uomo e l’artista, un reading multimediale dell’attore Saverio Mazzoni (accesso libero fino a esaurimento posti con biglietto d’ingresso al museo) che avrà luogo giovedì 12 dicembre alle h 17.30 presso il Museo Morandi,e La curatrice è presente, quattro appuntamenti, in programma ogni giovedì, dal 28 novembre al 19 dicembre 2024 (h 14.00 – 16.00), che vedono Uliana Zanetti instaurare un dialogo diretto con le visitatrici e i visitatori interessati ad approfondire i contenuti dell’esposizione.

C.S.M.
Fonte: comunicato stampa 30 ottobre 2024
Immagine allestimento mostra: Settore Musei Civici Bologna

TRAMANDO
LE ACQUISIZIONI DI FRANCESCO ARCANGELI PER LA GALLERIA D’ARTE MODERNA DI BOLOGNA
1 novembre 2024 – 6 gennaio 2025

MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna
Via Don Minzoni 14 | 40121 Bologna
Tel. +39 051 6496611
www.museibologna.it/mambo
info@mambo-bologna.org

Facebook: MAMboMuseoArteModernaBologna
Instagram: @mambobologna
YouTube: MAMbo channel


Settore Musei Civici Bologna
www.museibologna.it
Facebook: Musei Civici Bologna  
Instagram: @bolognamusei