Di Barbara Baroni. MantovaMusica: la violinista bosniaca che unisce strumento e canto.
Il virtuosismo affascinante del violino solo, l’atmosfera barocca e novecentesca con Jovana Rejic, giovane brillante violinista e cantante, protagonista del concerto dal titolo “La virtuosa del violino”. Nata in Banjaluka Bosnia Herzegovina allora colpita dalla guerra, ha vinto premi e cantato in concorsi canori per bambini, dall’età di 17 anni ha studiato e sonato al Musikverein a Vienna e poi è stata ambasciatrice Unicef, con spirito di solidarietà e umanità. Nella sua interpretazione emerge un suono rilevato ed espressivo che dimostra una particolare sensibilità.
Nel programma – per i Concerti della Domenica nell’ambito della rassegna MantovaMusica, in sala Isabella d’Este – spiccava una Canzone popolare macedone da lei sonata e insieme cantata con un timbro lontano e struggente, malinconico molto sentito. Ha eseguito di J.S. Bach Allemanda danza moderata tedesca (collegata alla Chaconne) e danza mossa dalla Partita n.2 con progressioni e momenti più malinconici e vivaci ed altro. La virtuosa ha accostato a Bach il Tango Studio di Astor Piazzolla, d’effetto per violino solo.
Inoltre ha dedicato ampio spazio a Eugène Ysaÿe con la splendida interpretazione della Sonata per violino n. 2da Sei sonate, dedicate ognuna ad un grande violinista; questa a J.Thibaut, suo amico: Obsession; Prélude-Malinconia (Siciliana) – Danse des Ombres; Sarabande (pizzicato come liuto) – Les furies furioso con echi folklorici, visionario. Il Prélude è ispirato al Preludio di Bach dalla Partita in Mi e la Sonata è legata al canto medioevale “Dies Irae” dai toni cromatici. L’ossessione è la vera chiave di questo continuum di quartine e note ribattute ed è trascinante e assai omogeneo nella scrittura.
Poi altrettanto riuscita la Sonata n.3 dedicata a G.Enescu: è un’opera famosa che supera gli orizzonti della tecnica per portarci ad una profonda ed innovativa espressione musicale. Composta nel 1923, la sonata è formata da una Ballade tragica che si apre con un solenne Lento molto sostenuto, seguito da un Allegro moderato e da un Fugato contrappuntistico ispirato a Bach. Poi un Lento reso meditativo e Allegro poco mosso assai virtuosistico. Nel complesso l’Autore segue stili diversi ed è originale. Anche se soffriva di salute, in particolare alle mani, Ysaÿe faceva delle memorabili performances. Fu il dedicatario di opere importanti di Claude Debussy, Camille Saint-Saëns, César Franck ed altri.
La violinista Jovana Rejic ha proposto con viva abilità la trascrizione del pezzo impegnativo e rapsodico Tzigane op. 76 di Ravel. Opera nata per violino e pianoforte luthéal, simile al cimbalom ungherese (tra il 1922 e il 1924), come dedica alla violinista ungherese Jelly d’Arányi, nipote del noto violinista Joseph Joachim. Tzigane venne definito da Ravel come “un pezzo virtuosistico nel gusto di una rapsodia ungherese” e si ispira anche alle rapsodie ungheresi di Liszt ed a Paganini per gli effetti tecnici, dice così di voler imitare il violino tardoromantico con variazioni fantastiche che rievocano l’improvvisazione degli tzigani, intesa come colore esotico e non come citazione, come le turcherie per Mozart. Un insieme di brani toccanti con variazioni importanti e senso dell’evoluzione infinita.
Dopo il concerto abbiamo chiesto alla solista del canto unito al violino e ci ha risposto che si trattava di una Old song della Macedonia, e che è solita unire canto e suono. Poi abbiamo domandato il suo pensiero sui pezzi di Bach e la sua lettura ed ha sottolineato come cerchi nella sua interpretazione in stile moderno di evidenziare le danze, una cifra dell’arte di Bach. Ed ha aggiunto l’importanza delle Sonate di Ysaÿe per la musica violinistica descrivendo il variegato viaggio musicale con rilievo di Tzigane. Si evidenzia infatti nel complesso il Leitmotiv delle danze e canzoni popolari che rimanda a emozioni, a immagini, a ritmi e timbri evocativi.
Report di Barbara Baroni
Visto a MantovaMusica, Concerti della Domenica,
sala Isabella d’Este, il 10 novembre 2024
Foto B.B.