Di Maria Luisa Abate. Mantova, Tempo d’Orchestra: Paganini non solo virtuosistico con Kristóf Baráti. Felix Mildenberger sul podio dell’Orchestra da Camera di Mantova.
È considerato un numero uno del virtuosismo, tra gli interpreti più sensibili di Niccolò Paganini. Di lui Kristóf Baráti haeseguito il Concerto n. 1 per violino e orchestra op.6, in apertura della prima serata sinfonica della stagione 2024-25 Tempo d’Orchestra. Il nome Paganini è sinonimo di arditezze virtuosistiche e le sue composizioni sono indirizzate allo sfoggio di tecnicismi che richiedono all’interprete di turno di sfidare ogni legge fisica nell’uso delle dita e nei “ghirigori” con l’archetto. Così è stato, tuttavia Paganini non è solo questo. Il violinista d’origine unghereseha restituito un’immagine completa dell’universo creativo del compositore vissuto a cavallo tra sette e ottocento; una sorta di riscoperta, tanto la sua prova è apparsa fresca nell’esecuzione e profonda nell’approccio.
Baráti solitamente suona il violino “Lady Harmsworth” costruito nel 1703 da Antonio Stradivari, a lui affidato dalla Stradivarius Society di Chicago. Non abbiamo conferma che lo abbia imbracciato anche in questa occasione al Teatro Sociale di Mantova, fatto sta che lo strumento sotto le sue dita ha dispiegato una “voce” suadente, dal fascino ammaliatore discreto, non alla ricerca dell’effetto eclatante ma piuttosto della cantabilità. Quest’ultima è sgorgata fluidamente mentre l’interprete affrontava le asperità tecniche con pulizia immacolata e rilucente, mentre il fraseggio ha assicurato ariosità anche ai momenti in cui i tempi erano serrati. Come si diceva, Baráti ha fatto emergere l’eleganza inventiva di Paganini, indulgendo allo sfoggio virtuosistico senza diventarne succube, lasciando ampio spazio al dialogo orchestrale e ponendo in risalto il costrutto armonico. In altre parole, il solista ha realizzato quelle aspettative di completezza nei confronti dell’autore auspicate anche nelle note di sala, come assai raramente capita di udire.
La collaborazione tra Baráti e l’Orchestra da Camera di Mantova è consolidata (grazie ai concerti che hanno riscosso unanimi consensi di pubblico e critica a Cremona, a Ravenna e a Istanbul, e quello svolto qualche giorno dopo a Milano). Era invece la prima volta che saliva sul podio della formazione mantovana Felix Mildenberger. A essere affrontata nella seconda parte del concerto, la Sinfonia n.4 detta “La tragica” di Franz Schubert. Il direttore tedesco possiede un gesto frutto di chiarezza di idee ed esteticamente bello: estetica trasmessa alla linea stilistica esecutiva, recepita dall’OCM che ha risposto con un suono vellutato capace di trascinare gli ascoltatori attraverso le arcate melodiche cuore dell’inventiva schubertiana. La creatività del compositore austriaco del periodo romantico spesso ha suscitato tra gli studiosi interrogativi circa l’intitolazione “tragica”, stante l’anima del pezzo tendente all’elegiaco, dove le ombre dolenti sono soggette a improvvisi sprazzi di luce, dove la vena di malinconia assume consistenza intensamente vibrante e visceralmente romantica. Caratteristiche emerse nella direzione di Mildenberger, avvolgente, raffinata nelle sottigliezze, intrisa di quella curiosità che sfocia in consapevolezza, in rivelazione.
Recensione di Maria Luisa Abate
Visto a Mantova, Teatro Sociale, per Tempo d’Orchestra, il 5 novembre 2024
Foto MiLùMediA for DeArtes
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