Di Maria Luisa Abate. Arena di Verona: risultati e obiettivi, tra la filosofia imprenditoriale di un monaco Shaolin e il futurismo di Depero.
Obiettivo 10 milioni di euro. Il progetto di fundraising 67 Colonne è a un passo da un traguardo storico in Italia e rappresenta un modello virtuoso per tutti i teatri d’Opera. Fondazione Arena di Verona punta a battere nuovi record, anticipando i tempi per attrarre sempre più i mercati internazionali.
Questi risultati, e altri più dettagliati, sono stati portati all’attenzione degli sponsor, dei sostenitori e per l’appunto delle “67 colonne”, gli odierni mecenati che svolgono il ruolo di sostegno economico alle attività areniane, prendendo il nome dal numero dei pilastri che una volta sorreggevano l’anello esterno dell’anfiteatro che oggi non esiste più.
È giunto al quinto anno, crescendo sempre, il progetto di fundraising e corporate membership “67 Colonne per l’Arena di Verona”. Premiato più volte quale case history del sistema culturale e imprenditoriale italiano, rappresenta oggi un unicum nazionale, esempio positivo additato dalle istituzioni come modello replicabile nel sistema del teatro lirico. L’obiettivo condiviso e raggiungibile per il 2025 è superare i 10 milioni di euro di raccolta complessiva dalla nascita delle 67 Colonne.
Per fare il punto della situazione e tracciare la via futura, come è ormai tradizione è stata organizzata una serata ad inviti, ospitata quest’anno nella chiostrina della sede Unicredit. A fare gli onori di casa il Regional Manager Nord Est, Francesco Iannella.
I dati lusinghieri raggiunti dalla Fondazione Arena di Verona sono stati illustrati dal Sovrintendente e Direttore Artistico Cecilia Gasdia. La stagione estiva 2024, con 3 mesi e 50 serate di spettacolo dal vivo, ha registrato il miglior incasso di sempre per un totale di 33 milioni 620 mila euro, superando anche la stagione del centesimo. Aumentate le presenze in anfiteatro: gli spettatori dell’estate 2024 sono stati 417.354, ben 15 mila in più rispetto allo scorso anno.
I cartelloni e i cast vengono annunciati con sempre maggiore anticipo, così l’Arena Opera Festival 2025 ha già venduto più di 33 mila biglietti, per un totale di 4 milioni 300 mila euro, un primato che supera del 70% il dato registrato a novembre 2023. E già si sta lavorando alle programmazioni 2026 e 2027, con lo sguardo che si allunga fino al 2030 quando l’anfiteatro festeggerà i suoi duemila anni di vita, simbolici in quanto la data di costruzione è incerta.
Il vice Direttore Artistico Stefano Trespidi ha accennato ai molti progetti che sono stati esportati all’estero: ultimamente Arena è approdata in India e Tailandia, dopo Mumbai e Bangkok. A Seoul, assieme alle maestranze tecniche e agli artisti, è stato portato l’allestimento leggendario di Turandot firmato da Franco Zeffirelli. Le preziose scenografie sono state imbarcate su una nave e hanno affrontato un lungo viaggio durante il quale hanno attraversato anche tratti di mare notoriamente burrascosi. E sono tuttora in navigazione sulla via del ritorno, ma il successo strepitoso ha compensato il rischio.
Nel corso degli anni, a questi incontri si sono succeduti personaggi importanti, come un astronauta, un esploratore che ha attraversato il deserto, una campionessa sportiva di pallavolo, a raccontare le vite di chi vive di corsa. Quest’anno invece inversione di rotta verso un ritmo quotidiano più rilassato e tranquillo.
Annunciato dal Marketing Principal Consultant Andrea Compagnucci, in veste straordinaria di spiritoso presentatore, ha fatto il suo ingresso nel moderno auditorium della chiostrina Unicredit l’ospite molto atteso: Walter Gjergja – Shi Xing Mi, filosofo, formatore, imprenditore e primo Maestro Shaolin della trentaduesima generazione nato in Occidente, precisamente in un minuscolo paesino sulle Alpi piemontesi, ma che ha vissuto buona parte della vita all’estero.
Walter Gjergja ha iniziato raccontando i suoi inizi, dagli studi di filosofia ed economia e commercio, fino all’aver creato ed essere diventato Ceo di una importante finanziaria che in un anno è passata da un dipendente a cento, per poi essere quotata in borsa. Ma non era felice. Alla fine degli anni 90, a 27 anni di età, ha mollato tutto – l’azienda, la posizione sociale e «un sacco di soldi» – per intraprendere un viaggio verso un piccolo monastero in Cina che aveva visto solo in foto, dove è rimasto otto anni a studiare le discipline orientali.
Una volta tornato in occidente, nel «mondo moderno» e «senza una lira in tasca», ha declinato in modo concreto la saggezza appresa. Ha così fondato una nuova società che «fa benessere». Come indicato dal titolo della serata veronese “Saggezza antica per tempi moderni” il percorso svolto nel monastero cinese si è tramutato in un progetto imprenditoriale per divulgare online e rendere partecipi di questa filosofia di vita il maggior numero possibile di persone. «Voglio condividere con chi oggi corre troppo, con chi cerca una vita spirituale». La quale si basa sulla soluzione delle situazioni che generano stress, sull’apprezzare ciò che si ha invece di lamentarsi di ciò che non si ha, sullo sfruttare appieno tutte le nostre doti personali.
La lunga dissertazione si è conclusa coinvolgendo gli astanti in una decina di minuti di meditazione; un primo passo per prendere consapevolezza di noi stessi, del nostro valore e di ciò che ci può rendere sereni. Perché «il cambiamento deve iniziare da noi. Noi siamo l’unica costante. Noi possiamo cambiare quasi tutto» ha proseguito il monaco imprenditore. «Se non lo facciamo è perché mancano la disciplina, il coraggio, gli strumenti». Dobbiamo iniziare a chiederci come stiamo dal punto di vista fisico, emotivo, spirituale, economico eccetera. Il presente è l’unica realtà a disposizione. Bisogna fissare una destinazione e poi guardare al viaggio. Quello che creiamo con gli altri sono i valori da condividere.
L’incontro è poi proseguito nei vicini spazi della Earth Foundation a Eataly Verona dove, dopo il brindisi di rito e dopo un buffet a tema futurista, si è potuta visitare la mostra “Sete di Futurismo fame d’America”, che fino alla prossima primavera presenta le opere di Fortunato Depero. La selezione di opere esposte ha riassunto la multiforme carriera del pittore, scultore, designer, illustratore, scenografo vissuto nella prima metà del Novecento.
La mostra ha coronato una serata in cui l’arte ha assunto diverse delle sue innumerevoli forme, tra cui quella imprenditoriale, di successo.
Report di Maria Luisa Abate
Verona 19 novembre 2024
LA MOSTRA:
FORTUNATO DEPERO
SETE DI FUTURISMO, FAME D’AMERICA
25 settembre 2024 – 1 marzo 2025
Earth Foundation presenta la mostra Fortunato Depero. Sete di Futurismo, fame d’America. Il progetto espositivo, realizzato in collaborazione con il Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto e con l’Università di Verona – Dipartimento Culture e Civiltà, è concepito appositamente per gli spazi della Stazione Frigorifera Specializzata di Verona, con la curatela di Federico Zanoner e Luca Bochicchio.
La mostra realizza un’accurata indagine nell’opera del celebre pittore, scultore e designer Fortunato Depero (Fondo, 1892 – Rovereto, 1960). Il progetto, che annovera un’ampia selezione tratta dal patrimonio futurista conservato al Mart di Rovereto, traccia l’arco evolutivo della ricerca artistica di Depero dagli anni Dieci agli anni Cinquanta, ponendo particolare attenzione ai temi legati alla tavola, al cibo e ai luoghi della sua consumazione.
Il percorso espositivo restituisce un racconto cronologico che prende avvio a partire dal 1914, quando Fortunato Depero incontra il movimento futurista a Roma. La “sete di Futurismo” accompagna l’artista fino a Rovereto, dove nel 1919 fonda la Casa d’Arte Futurista Depero realizzando un’incubatrice d’arte totale che dalla pittura si estende fino alle arti applicate e decorative. Ne sono testimonianza in mostra l’allestimento del Cabaret del Diavolo a Roma del 1922 e la decorazione del Bar Bristol a Merano del 1924.
Negli anni Venti, con l’emersione dell’arte pubblicitaria, Fortunato Depero inaugura una felice collaborazione con diverse aziende, tra cui con Campari, dove l’artista mette in campo l’ironica fantasia creatrice che lo rende celebre e che contribuisce al successo internazionale dell’iconico aperitivo.
Nel 1928 Fortunato Depero approda a New York, rispondendo alla “fame di America” che da anni lo assilla. Immerso nell’atmosfera della Grande Mela, caratterizzata dai fast-food, dal proibizionismo e dai banchetti nei grattacieli, l’artista si dedica a decorazioni di ambienti e ristoranti, intavolando strategie per promuoversi e intercettare commissioni e affari.
Il rientro in Italia dell’artista nel 1930 porta a un affondo dedicato al tema del cibo, osservato sia attraverso le originali ricette illustrate ispirate alla cucina futurista di Filippo Tommaso Marinetti e Fillìa, sia con un ritorno a motivi più tradizionali, quali le scene di osteria ispirate dal contesto trentino.
L’esposizione si addentra nelle diverse tecniche esplorate dall’artista nel corso della sua carriera, tra cui figurano gli arazzi utilizzati nel 1938 per decorare il Vi.Bi.Bar a Bolzano e il “buxus”, materiali da rivestimento utilizzato per pannelli pubblicitari e decorativi che nel 1940 diviene protagonista dell’allestimento della Bottega del Vino a Trento. Il percorso di mostra si conclude negli anni Cinquanta attraverso altre esperienze pubblicitarie, tra le quali spiccano l’intensa collaborazione con le Cantine Cavazzani e con Braibanti, azienda produttrice di macchinari per la lavorazione della pasta.
Completa il percorso espositivo un corpus di documenti tratti dall’archivio storico dell’artista, che vedono manoscritti, corrispondenze e materiale a stampa affiancare le opere in mostra e accompagnare il visitatore in un itinerario completo attraverso la vicenda artistica e umana di uno dei protagonisti del panorama artistico italiano della prima metà del Novecento.
C.S.m.
Comunicato stampa PCM settembre 2024
Earth Foundation (al primo piano di Eataly Verona)
via Santa Teresa n. 12 Verona
www.eatalyarthouse.it