Triennale Milano: tre mostre hanno aperto in novembre: il guru della cultura giovanile Elio Fiorucci, le opere inedite di Davide Allieri, l’artista turco Seçkin Pirim.

[Installation view. Foto © Triennale Milano]

SEÇKIN PIRIM
22 novembre 2024 – 19 gennaio 2025

L’esposizione, a cura di Tommaso Tovaglieri, in collaborazione con l’Ufficio Arte negli Spazi Pubblici del Comune di Milano, è la prima mostra personale dell’artista turco in Italia. 

Le opere di Seçkin Pirim, spesso realizzate con materiali come resina, carta, alluminio, vetro, marmo, esplorano forma, colore e reiterazione di modelli formali. Misurandosi con una varietà di media, l’artista analizza il rapporto tra opera e spaziola dicotomia tra natura e cultura e i confini tra arte e design. Le sue sculture minimaliste combinano elementi generati al computer con altri costruiti manualmente, alimentando così un dialogo tra tecnologia e mano artigiana che si fa epico.  Forte è l’interesse dell’artista verso le forme astratte e l’uso della luce, attore centrale nel creare un senso di movimento e profondità.  

La mostra si sviluppa in una modalità diffusa tra i vari spazi di Triennale, interni ed esterni, che accolgono una selezione di lavori inediti o tra i suoi più rappresentativi. All’esterno del Palazzo dell’Arte apre il percorso Gate of eye (2024), un’enorme scultura in vernice per auto su poliestere, mentre all’interno sono esposte, tra le altre, le opere Vertical Touch e Seven Days.

Sebbene non sia possibile definire l’artista un rappresentante diretto dell’Optical Art, guardando all’impianto di forme geometriche ripetute, dei materiali traslucidi e dei giochi di luce è possibile associare alcuni aspetti del suo lavoro ai principi che riguardano la percezione spaziale dello spettatore.  

Le sculture di Pirim si caratterizzano per la loro precisione tecnica e il trattamento della materia sublimata in una forma genetica, organica e architettonica, come si riscontra nei quadri scultorei, campi in cui agiscono le forze vive della materia e dei colori, sia nel blocco marmoreo la cui superficie è cosparsa di pattern che si stratificano, si espandono con una certa intensità, riducendo la massa a una forma unitaria standard, attraverso la quale Pirim riassume il suo stile. 

[Installation view. Foto Gianluca Di Ioia © Triennale Milano]

DAVIDE ALLIERI. AFTER ALL
14 novembre 2024 – 19 gennaio 2025

La mostra è a cura di Damiano Gullì, curatore per Arte contemporanea e Public program di Triennale. 

I lavori di Davide Allieri, appositamente pensati per costruire un dialogo con lo spazio dell’Impluvium, fanno emergere alcuni temi caratteristici della sua pratica, intrisa di riferimenti che spaziano dal cinema al teatro e alla fantascienza, tra cui: la sperimentazione sui materiali, la riflessione sulle coordinate di spazio e tempo all’interno di habitat distopici, e la presenza di dispositivi-guscio abbandonati che dialogano tra loro, all’interno di scenari post-apocalittici. 

Allieri presenta una selezione di opere inedite – installazioni, sculture e disegni – che riflettono la visione alterata di un possibile futuro in cui l’uomo, servendosi di gusci, sistemi di contenimento, tecnologie di comunicazione e di sorveglianza tenta, invano, di sopravvivere alle proprie stesse rovine. 

Installazioni e sculture sono sviluppate a partire da oggetti comuni – tralicci, caschi, droni – che, modificati dall’artista, mantengono la loro funzione di dispositivi di protezione e isolamento, ma diventano forme aliene e inquietanti, al confine tra l’organico e l’inorganico.

Due esempi sono: Tx9Kd Pod, una scultura in vetroresina che riproduce un guscio protettivo, e Communication System, un’installazione che si sviluppa in altezza e allude a tecnologie di sorveglianza. Alle pareti Lost in the shell, una serie di disegni incapsulati in un guscio di vetroresina, rappresenta paesaggi abbandonati e architetture brutaliste. 

Allieri fa leva sulle più comuni sensazioni umane, quali il disagio del presente e la paura del futuro, per delineare scenari catastrofici in grado di trasportare lo spettatore in un mondo “altro”, ma al contempo stranamente familiare.

Ne risulta un paesaggio dell’abbandono, caratterizzato da resti e tracce di una società ormai estinta, presagio di un avvenire incerto. Attraverso la risemantizzazione del relitto Allieri ragiona sull’ambiguità tra passato e futuro, abbandono e recupero, distruzione e invenzione, per condurre lo spettatore all’interno di un’inquietante pellicola di fantascienza.

La mostra si inserisce in un percorso di promozione e valorizzazione della scena artistica italiana avviato da Triennale Milano da alcuni anni, a cura di Damiano Gullì, che ha visto coinvolti in talk, progetti espositivi, mostre collettive e personali, artiste e artisti di diverse generazioni, caratterizzati dalla capacità di muoversi tra diverse discipline, mezzi e tecniche.

[Foto Delfino Sisto Legnani -DSL Studio © Triennale Milano]

ELIO FIORUCCI
6 novembre 2024 – 16 marzo 2025

L’esposizione – in assoluto la più grande e ricca di opere e documenti mai dedicata a questa figura unica – vuole restituire le differenti dimensioni creative di Elio Fiorucci (Milano, 1935-2015), imprenditore, cool hunter, fondatore dell’omonimo marchio che a partire dagli anni Sessanta ha rivoluzionato il costume, la moda e la scena dell’arte contemporanea in Italia. La mostraè a cura di Judith Clark.

Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano, afferma: «Abbiamo voluto riempire, proprio qui, dove il fenomeno Fiorucci è nato ed esploso, il vuoto di una formidabile amnesia. Milano, grazie a Fiorucci, è stata infatti per almeno due decenni uno dei magneti delle idee più avanzate della cultura giovanile internazionale e la culla delle contaminazioni più fertili e audaci non solo tra moda, design, arte visiva e pubblicità, ma anche tra cultura e commercio. Invadendo di colori e forme la Milano cupa degli anni Settanta e poi esportando la sua cometa cromatica nel mondo, Elio Fiorucci ha dato alla sua città il regalo di un primato nella creatività internazionale».

La mostra si propone come una retrospettiva dal chiaro intento biografico, che include le vicende umane, imprenditoriali e culturali di Elio Fiorucci, portando uno sguardo nuovo sulla sua figura. Presenta inoltre le ricerche sviluppate da accademici e da collaboratori, raccontando la visione unica di Fiorucci e una serie di esperimenti che hanno rivoluzionato la moda e il marketing italiano e globale.

L’esposizione si focalizza in particolare sulla vita e sulla biografia dello stilista: vengono presentati, seguendo un ordine cronologico, sia materiali provenienti dal suo archivio personale che prodotti industriali, raccontando l’inconfondibile estetica di Fiorucci.

Il progetto di allestimento di Fabio Cherstich mette in risalto la teatralità delle diverse parti che compongono il racconto: l’intera mostra è attraversata dalla voce di Elio Fiorucci – resa attraverso registrazioni fino a ora inedite – che ripercorre alcuni momenti personali e che viene messa in dialogo con le voci di altri protagonisti della storia dello stilista, dando vita a una narrazione che si intreccia al racconto del marchio.

La grafica e il linguaggio ironico e provocatorio a cui lo stilista si ispirava sono altri elementi centrali dell’esposizione, resi attraverso una molteplicità di media, documenti e opere che spaziano dalla scala della polaroid fino all’installazione ambientale, passando per video, fotografie, plastici di architettura, abiti, accessori e opere d’arte contemporanea, a dimostrazione di come il brand abbia sempre avuto una sua identità, strettamente legata alla personalità del suo fondatore.

Nello spazio Cuore – Centro studiarchivi, ricerca, viene inoltre esposta una selezione di volumi e riviste provenienti dalla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori di Milano che hanno come focus la moda.

Accompagna la mostra un catalogo (in italiano e in inglese), edito da Electa.
È disponibile anche l’albumIl giro del mondo per Elio Fiorucci. Gli album di Mirella Clemencigh, a cura di Judith Clark con Adelita Husni-Bey.
Sarà disponibile a dicembre sulle principali piattaforme streaming anche un podcast, prodotto da Triennale Milano e scritto da Andrea Batilla: un racconto in sette episodi per esplorare la vita e la carriera dell’imprenditore, in un viaggio da Milano a New York.



C.S.m.
Fonte: comunicati stampa 21, 13, 5 novembre 2024
Immagine di copertina: allestimento mostra Fiorucci
Foto Delfino Sisto Legnani -DSL Studio © Triennale Milano

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