MAD Murate Art District: Sguardi contemporanei sugli Archivi Alinari di Matteo de Mayda, Leonardo Magrelli, Giovanna Petrocchi, Silvia Rosi.
La mostra è frutto di un progetto di committenza e produzione promosso da CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia e Fondazione Alinari per la Fotografia, per arricchire gli Archivi Alinari – patrimonio fotografico immenso diventato pubblico grazie all’acquisizione della Regione Toscana – di opere inedite realizzate da giovani artiste e artisti.
Ha aperto a Firenze, negli spazi multidisciplinari del MAD Murate Art District, la mostra “Nuova Generazione. Sguardi contemporanei sugli Archivi Alinari” curata da Giangavino Pazzola e Monica Poggi, con opere di Matteo de Mayda (Treviso, 1984), Leonardo Magrelli (Roma, 1989), Giovanna Petrocchi (Roma, 1988) e Silvia Rosi (Scandiano, 1992).
L’iniziativa, vincitrice del bando Strategia Fotografia 2022 dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura a sostegno della ricerca sui linguaggi contemporanei, la produzione artistica e le eccellenze fotografiche italiane, è promossa Regione Toscana, Comune di Firenze e MAD – Fondazione MUS.E con il contributo di Fondazione CR Firenze.
Dopo una prima presentazione a CAMERA lo scorso autunno, MAD propone una mostra articolata che analizza la processualità del lavoro dei fotografi e vedrà i lavori, dopo la mostra, entrare a far parte delle prestigiose collezioni della Fondazione Alinari.
L’allestimento racconta genesi ed elaborazione delle opere attraverso installazioni ambientali in quattro diversi spazi. Il percorso si articola nei due piani del centro civico per l’arte contemporanea di MAD Murate Art District. Diretto da Valentina Gensini e gestito da MUS.E, il centro è dedicato alla ricerca artistica e aperto a diverse discipline del contemporaneo, con una particolare attenzione per la committenza pubblica e la fotografia.
Nuova Generazione segna un momento importante nella giovane storia della Fondazione Alinari, che per la prima volta partecipa a un progetto di committenza. L’iniziativa sottolinea la vitalità di questo archivio nato a Firenze nell’Ottocento, ma ancora capace di evolvere e generare nuovi significati attraverso il dialogo con i linguaggi contemporanei.
L’iniziativa è accompagnata da una pubblicazione edita da Dario Cimorelli Editore.
I QUATTRO PROGETTI IN MOSTRA
A partire dallo studio dello straordinario giacimento fotografico Alinari, ognuno degli autori ha sviluppato un progetto inedito in grado di far dialogare passato e presente, impiegando un approccio multidisciplinare. I quattro progetti presentati in mostra esplorano un ampio spettro di riflessioni legate al tema dell’archivio: rapporto tra verità e finzione, natura del documento, decolonizzazione e decostruzione degli immaginari e della conoscenza.
Dopo aver visionato le 223.940 fotografie digitalizzate e presenti sul portale di Fondazione Alinari, Leonardo Magrelli ha selezionato una rosa di immagini che testimoniano, dal suo punto di vista, l’eterogeneità della raccolta. Riflettendo sui meccanismi di catalogazione, nel suo progetto 57 giorni di immagini, Magrelli decontestualizza e reinquadra questi materiali per far loro assumere nuovi e differenti significati. I tagli particolarmente ravvicinati rendono ancora più complessal’interpretazione, portando a un distanziamento fra le immagini e i riferimenti culturali e storici di cui esse erano portatrici. Lo stesso meccanismo è stato applicato anche alle didascalie, che l’artista allontana dai rispettivi scatti, al fine di suscitare nello spettatore il senso di sospensione e di incompiutezza che lo porterà ad attivarsi per dare una propria lettura a ciò che vede.
Riprendendo un recente lavoro di ricerca, Silvia Rosi riflette, nel suo progetto Protektorat, sulla forza delle immagini e delle parole nella costruzione della verità storica. Attenta alla fallibilità della traduzione dei documenti d’archivio, così come all’urgenza di ricostruire una memoria famigliare a seguito della diaspora africana, Rosi esplora i materiali raccolti nell’Archivio Nazionale di Lomé, in Togo. Cosa differenzia la storia dei coloni da quella dei colonizzati? I suoi caratteristici autoritratti ambientati, così come le scenografie che ricostruisce a partire da questa indagine, riflettono su un’identità negata dalla storia ufficiale. La messa in scena di una partita di Ludo, (gioco da tavola di origine indiana ma importato in Africa Occidentale dai soldati britannici), la Bibbia, così come gli elementi decorativi presi dai tessuti a stampa Wax, sono simboli di dominazione, erroneamente attribuiti alla cultura del luogo ma realmente importati in quelle aree geografiche dai coloni. Controstorie che, dunque, ridanno memoria a racconti dimenticati, evidenziando una riflessione sulla subalternità.
Nella sua pratica artistica, Giovanna Petrocchi riusa materiali prelevati da archivi accessibili online per mezzo della tecnica del collage digitale. In questa occasione, partendo da fotografie appartenenti al fondo Giuseppe Wulz presenti negli Archivi Alinari, Petrocchi scansiona delle insolite carte de visite per dare vita a un’ironica e divertita schedatura in divenire di un inedito paesaggio fantastico. Tradizionalmente, questo tipo di fotografie riproducono ritratti in piccolo formato molto diffusi a fine Ottocento per far circolare immagini di famiglia ma, nel caso più unico che raro di Wulz, immortalano esclusivamente interni di un palazzo triestino. Colpita da tale anomalia, Petrocchi decide di far abitare questo mondo a insospettabili personaggi di fantasia. Per il suo progetto Archivio di G., seleziona dunque parti di queste fotografie e, facendole incontrare con altri materiali provenienti da archivi d’arte accessibili sul web – come quello del British Museum di Londra o del Metropolitan Museum di New York, nonché con le fotomicrografie di insetti del fondo Giorgio Roster sempre appartenente alla Collezione Alinari -, dà vita a una classificazione immaginaria di Flora e Fauna, Uomo, Macchinari e Scrittura che riflette sul potenziale estetico, atemporale e non neutrale degli archivi.
Matteo de Mayda, invece, lavora in collaborazione con enti di ricerca ambientale per esplorare la dimensione di trasformazione della laguna di Venezia, in particolare delle sue ‘barene’ (terreni di forma tabulare tipici delle lagune). Le ‘barene’ costituiscono uno degli ambienti più caratteristici e allo stesso tempo più fragili dell’ecosistema veneziano svolgendo funzioni fondamentali per l’equilibrio lagunare. Venezia, fra le mete predilette dei gran tour dei secoli scorsi e del turismo di massa di oggi, è uno dei soggetti maggiormente presenti negli Archivi Alinari. De Mayda, nel suo progetto Una barena intera, esce però dalle traiettorie turistiche per raccontare la fragilità di un ecosistema dove coesistono diverse specie di uccelli, la cui sopravvivenza è messa a rischio dall’azione umana. Mixando la tecnica della fotogrammetria con immagini storiche di varie specie che abitano le barene, il dialogo fra passato e presente ci obbliga inevitabilmente a una riflessione sul futuro delle terre che abitiamo.
GLI APPUNTAMENTI COLLATERALI
La mostra sarà accompagnata da una serie di appuntamenti che si terranno negli spazi di MAD Murate Art District. Giovedì 28 novembre è in programma il talk con Giorgio van Straten, presidente della Fondazione Alinari, dal titolo “Alinari, un archivio contemporaneo”. Sabato 28 dicembre, dalle 15.30 alle 18.30, spazio al laboratorio “Quando la fotografia si faceva in piazza” (per famiglie con bambini dagli 8 ai 12 anni). Infine sabato 11 gennaio 2025 si terrà “Fotocollage di nuova generazione” (laboratorio dedicato alle famiglie con ragazzi dai 10 ai 15 anni).
C.S.M.
Fonte: comunicato stampa 21 novembre 2024
Immagine di copertina: Nuova Generazione. Sguardi contemporanei sugli Archivi Alinati
Allestimento del lavoro di Matteo Mayda
NUOVA GENERAZIONE
SGUARDI CONTEMPORANEI SUGLI ARCHIVI ALINARI
21 novembre 2024 – 25 gennaio 2025
MAD Murate Art District
Piazza delle Murate, Firenze
055 247 6873