I Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale sequestrano cinque argenti del ‘Tesoro di Morgantina’, che si aggiungono a quelli rimpatriati dagli USA.

 I Carabinieri TPC hanno consegnato all’Istituito Centrale del Restauro del Ministero della Cultura, per un intervento urgente di restauro conservativo, cinque reperti ellenistici in argento, sequestrati a conclusione di una mirata attività di indagine volta alla repressione di un vasto traffico di reperti archeologici provento di scavi clandestini in Sicilia, in particolare, nell’area archeologica dell’antica città greca di Morgantina, oggi Comune di Aidone (EN), zona da sempre violata dalle illecite attività di escavazione. La consegna dei reperti è avvenuta a Roma il 25 novembre 2024, presso la sede del Reparto Operativo Tutela Patrimonio Culturale.

Come è noto alla cronaca del settore, il 17 marzo del 2011 venne rimpatriata ad Aidone la c.d. Venere di Morgantina, esposta al Paul Getty Museum di Los Angeles (USA).

Qualche anno prima erano stati recuperati gli Acroliti, appartenuti alla collezione di Maurice Templesmann, ultimo compagno di Jaqueline Kennedy, e anche il Tesoro di Morgantina, esibito in mostra al Metropolitan Museum di New York: manufatti dal valore inestimabile trafugati clandestinamente dai tombaroli di Aidone e ricettati attraverso il mercato nero dell’arte. Altri importantissimi reperti meritano di essere menzionati per dare l’idea di come tale territorio, ricco di antiche testimonianze culturali, sia stato continuamente depredato dei suoi beni artistici, acquistati da istituzioni museali e da collezionisti stranieri. Tra questi la scultura in terracotta di Ade, detta Barbablu, recuperata sempre al Getty Museum.

I ricettatori di beni archeologici, secondo il loro modus operandi, agiscono in stretto contatto con i tombaroli da cui ricevono reperti di notevole importanza artistica, storica e archeologica. Vengono poi contattati soggetti e società potenzialmente interessati all’acquisto delle preziose opere, selezionando a chi proporre gli oggetti provenienti dai trafugamenti archeologici. Ogni trafficante mantiene un contatto diretto e riservato con i tombaroli di riferimento che, a loro volta, garantiscono l’esclusività dell’affare.

Nel contesto investigativo volto a contrastare tale fenomeno illegale, la Sezione Archeologia del Reparto Operativo TPC ha condotto metodiche attività di controllo estese su tutto il territorio nazionale nella lotta agli scavi clandestini, in particolare nelle aree più sensibili e maggiormente soggette a rischio. Le indagini condotte dai Carabinieri TPC, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Roma, hanno permesso di acquisire le fotografie ritraenti cinque manufatti in argento, le cui caratteristiche di lavorazione riconducono al ben noto “Tesoro di Morgantina”. Le foto sono state trovate nella disponibilità di un giovane cittadino di Aidone che aveva avviato contatti nazionali ed esteri per vendere i preziosi reperti.

Le foto, esaminate dai funzionari della Direzione Generale Archeologia – MiC, hanno permesso di datare gli argenti all’epoca ellenistica del III sec. a.C. Il loro stato di conservazione in frammenti fa presumere la provenienza da uno scavo clandestino per la presenza della patina e delle concrezioni terrose rinvenute sulle superfici.

Gli elementi investigativi, acquisiti dal costante monitoraggio e pedinamento del soggetto nel corso dei suoi frequenti spostamenti nella Capitale, hanno consentito di accertare la sua responsabilità in ordine al reato di ricettazione.

Nel corso di un servizio predisposto, il soggetto veniva notato mentre percorreva a piedi una strada romana, portando con sé un borsone in pelle; una volta sottoposto al controllo dai Carabinieri TPC, riferiva spontaneamente di trasportare reperti archeologici. Questi, infatti, si giustificava dichiarando che gli argenti erano detenuti dal padre che li aveva nascosti sotto terra e, solo in punto di morte, aveva rivelato il proprio segreto.

Nel prosieguo delle attività investigative, il soggetto indicava ai Carabinieri TPC il terreno di proprietà dal quale erano stati estratti gli argenti, corrispondente all’area attigua al Parco Archeologico di Morgantina, nelle vicinanze della c.d. “Casa di Ganimede”.

I primi argenti erano stati acquisiti tra il 1981 e il 1994 da parte del Metropolitan Museum di New York. Tra gli anni ’90 e il 2000, grazie alle indagini condotte dalla Procura di Enna, i Carabinieri TPC erano riusciti a ricostruire la filiera tra tombaroli e ricettatori svizzeri, attraverso un antiquario libanese che citava la provenienza dei primi argenti proprio dal sito archeologico di Morgantina. I riscontri investigativi, incrociati con i dati tecnico-scientifici, permisero di acquisire elementi per affermare la provenienza certa degli argenti dalle terre di Aidone. Venne individuato anche un edificio di provenienza degli argenti, la cd. “Casa di Eupolemo”, a seguito degli scavi eseguiti dal Prof. Malcon Bell dell’Università della Virginia, recentemente scomparso.

Grazie alle indagini e agli studi archeologici ne è seguito un accordo culturale firmato nel 2006 tra il Ministero della Cultura, la Regione Siciliana e il Metropolitan Museum, finalizzato alla restituzione, avvenuta poi nel 2010, del tesoro di Morgantina che prevedeva un avvicendamento, ogni quattro anni, delle opere tra l’Italia e gli USA. Le vicissitudini dei preziosi argenti si sono concluse il 27 settembre 2022 con l’annuncio della loro definitiva restituzione all’Italia.

Il sequestro degli ulteriori 5 argenti, che si aggiungono ai precedenti, dimostra la provenienza del “Tesoro di Eupolemo”, considerato la testimonianza più significativa della oreficeria della Sicilia ellenistica, dall’area archeologica della città magno-greca di Morgantina.

Nonostante il procedimento penale a carico del soggetto sia ancora in corso, il Giudice del Tribunale di Roma ha disposto che gli ultimi argenti recuperati vengano affidati all’Istituto Centrale per il Restauro (ICR) per un intervento urgente di tutela conservativa.

C.S.m.
Fonte: comunicato stampa 25 novembre 2024