Di Alessandra Pederzoli. Bologna: la mostra, da non perdere, immerge in un’epoca lontana e magica. Allestimento magistrale.  

La mostra dedicata al dialogo che i pittori della Bologna dei Seicento hanno intrecciato con i poeti dell’epoca è stata presentata venerdì 15 novembre, e aperta al pubblico dal 16 novembre 2024 al 16 febbraio 2025. In mostra alla Pinacoteca nazionale le opere di Guido Reni, Artemisia Gentileschi, Agostino e Ludovico Carracci.

Entrare nel salone degli Incamminati della Pinacoteca nazionale è immergersi da spettatore partecipante in un’epoca lontana ma magica. Significa lasciarsi andare e accompagnare in una profonda lettura di un fenomeno culturale importante per la storia di Bologna.

Tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento Bologna è un ricchissimo laboratorio di idee umanistiche e non solo; di fatto Bologna è un vero e proprio palcoscenico che si apre anche alla dimensione internazionale, soprattutto grazie alla presenza delle scuole di pittura e delle botteghe artigiane di Prospero Fontana e delle avanguardie di Ludovico, Annibale e Agostino Carracci. Bologna freme culturalmente grazie allo Studium, l’università cittadina, alle accademie, ai circoli privati fino ad arrivare alle società di arti e mestieri. Proprio in questo contesto dell’epoca, i due mondi di pittura e poesia si fondono e si intrecciano dando vita a un dialogo sempre più fitto tra poeti e pittori.

[La conferenza stampa. Foto Alessandra Pederzoli]

Ecco, camminare tra le opere sistemate in un allestimento magistrale, è come camminare tra le vie di una città antica e sentirne il fervore e l’intensità culturale. Eredità potentissima che questa mostra restituisce ai visitatori favorendo l’incontro con Guido e la sua città. Guido pittore di Bologna e Bologna città di Guido. E la mostra celebra nuovamente un binomio che, in questa occasione, ci lascia ammaliati di fronte alle due “Atalante” che non si vedevano affiancate dal 1988. E vederle una accanto all’altra, proprio all’interno di un viaggio nel dialogo tra poesia e pittura, tra collezionisti e pittori amici dei collezionisti, è davvero un momento di festa per la città di Bologna, come ci ricorda la curatrice Raffaella Morselli, mentre presenta, con orgoglio e passione, la mostra come una magica «congiuntura di parole e pennelli che si incrociano».

Rapporto dunque che vede protagonisti i collezionisti che poi si rivelano essere anche poeti ma spesso anche agenti stessi che mantenevano i rapporti tra pittori e committenti. Primo tra tutti Andrea Barbazza, bolognese e agente per Guido Reni nella committenza con i Gonzaga, ma poeta egli stesso.

Giulia Iseppi, curatrice insieme alla Morselli, racconta il preziosissimo ritrovamento di un diario mai pubblicato del Barbazza, dove sono raccolte poesie che il Barbazza stesso scrive per descrivere e declamare i quadri della sua collezione privata, della quale troviamo alcune opere in mostra.

Non leggiamo solo il Barbazza, durante il percorso in mostra ci imbattiamo anche in Cesare Rinaldi, grande attore di questa storia, grande amico di Guido Reni e di Carracci, che finisce con il fare il suo agente dopo il confronto con il poeta Giovan Battista Marino (il quale ha dedicato un’opera incredibile al capolavoro “la strage degli Innocenti” di Guido Reni che troviamo in esposizione).

Pittori e poeti sono a loro volta collezionisti, che sono poi a loro volta intermediari gli uni degli altri e questa circolarità emerge con potenza nella sala degli Incamminati, in quell’arte bolognese restituita da parole e pennellate. È un po’ come guardare queste opere con occhi nuovi, scardinando le modalità di visita tradizionali incentrate sull’analisi stilistica; il punto di vista da cui si parte, visitando questa mostra, è ben altro: qui si parte non confrontando le opere tra loro ma confrontando le opere con le parole dei poeti e questo ci racconta un mondo molto più ampio, molto più variegato, molto più intersecato e molto più avvincente. Ciascun quadro in mostra ha un posto ben preciso all’interno di questa storia circolare che i curatori hanno ben restituito ai visitatori.

[Ludovico Carracci, Iole, 1606-1607. Fondazione Manodori]

Allestimento raffinato quello scelto per l’occasione: i quadri si trovano su uno sfondo verde scuro che è in perfetta sintonia con le pennellate del Reni e dei pittori bolognesi, così come perfette e dense di senso gli stralci di poesie e poemi che affiancano i quadri. Per alcuni quadri sono state create postazioni a docce sonore, per cui sistemandosi su dei punti ben indicati a terra è possibile ascoltare direttamente la lettura dell’opera letteraria, guardando il quadro a cui si riferisce. Vincente questa soluzione che fa immergere completamente nello spirito e nella piena sintonia di questi due linguaggi artistici potentissimi. 

La mostra è curata da Giulia Iseppi, Raffaella Morselli e Maria Luisa Pacelli e, come si diceva, sarà visitabile fino al 16 febbraio 2025; vale la pena, passando da Bologna, immergersi per un attimo in quella stessa Bologna del Seicento dove è possibile incontrare le opere dei protagonisti di quella scena cittadina vivace e in continuo fermento. Le opere di Ludovico e Agostino Carracci, di Guido Reni, Lavinia Fontana e Artemisia Gentileschi dialogano con le produzioni poetiche di Andrea Barbazza, Cesare Rinaldi e Giovan Battista Marino e ci conducono fino al fulcro della mostra dove troviamo a confronto le due opere “Atalanta e Ippomene” tratte dalle Metamorfosi di Ovidio.

La mostra è promossa dal Ministero della cultura e patrocinata dalla Regione Emilia Romagna, dalla Città metropolitana e Comune di Bologna.

Recensione mostra di Alessandra Pederzoli
Visto a Bologna il 16 dicembre 2024
Immagine di copertina: foto Ela Bialkows @okno.studio

Comunicato stampa e info mostra vedi qui

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