Di Barbara Baroni. MantovaMusica: concerto contemporaneo con brani di raro ascolto; esecuzione cameristica di grande suggestione.

Una prima assoluta e un programma raro e raffinato dedicato alla musica contemporanea sono il contenuto del concerto tenutosi nel giorno piovoso dell’Immacolata presso la Sala Isabella d’Este, ultimo appuntamento della Stagione MantovaMusica. Protagonisti, un duo iconico del jazz: Michele Paolino sassofono e Roberta Pandolfi pianoforte, esperti nella tecnica da camera e d’avanguardia, che hanno pure accennato alla storia dei pezzi eseguiti.

Il programma era intitolato “The Palace of memories” (omonimo del disco con cui è iniziato questo sodalizio artistico), misterioso evocativo e coinvolgente. Si iniziava con Aforismi per sax soprano/contralto/tenore e piano di Danilo Comitini, compositore molto intenso (1986). Ognuno dei cinque tempi evocava un sentimento anche con una melodia caratteristica e con unità tematica, sottolineati dall’interpretazione. I movimenti erano Passion, con una melodia appassionata epica che diventa triste, Question, romantico con domande esistenziali, Sorrow, dolore e sofferenza, più calmo e poi variato in una melodia malinconica, Thoughtful “suono dei pensieri” e infine Memory, che illuminava i ricordi con un mosso vivace di danza ma doloroso, che dava il nome al concerto e riprendeva il tema sofferto da Passion.

Sempre di Comitini, Diàbel (il diavolo in romagnolo) ispirato ad una delle creature fatate spiritello del fiorito mito di Romagna per sax contralto e piano in tre movimenti: Vivace, Largo spettrale e Presto ostinato. Il Largo creava un’aura davvero onirica e ricordava la musica spettrale. La parte del sax e gli effetti suggestionavano uniti al pianoforte nelle parti più mosse ispirate alla Primavera di Stravinsky, al Neoclassicismo ed a Milhaud e Sculhoff, unito alla scuola di sax italiana.

Ecco in prima esecuzione assoluta “Da sonàr” (ricordiamo che Frescobaldi in stile barocco scrisse Le canzoni da sonar) pezzo ispirato alla musica medioevale e rinascimentale, rammentata con la cordiera del pianoforte trattata come liuto, strumento arabo portato in Italia nel Medioevo. L’evoluzione compositiva ha portato ad una musica minimalista e dedicata al Duo, ancora con aspetti della musica spettrale e di “musica d’atmosfera”, seguendo la corrente di G. Ligeti. Il nuovo pezzo si è rivelato interessante e ha utilizzato note ribattute, dissonanze di seconda, poi trillo e colpi di chiave del sax. Si stagliava come un prezioso momento di riflessione alla ricerca del criptico del profondo, e il pezzo è stato eseguito mettendo in luce questa rarefazione. Ricordava l’aforisma poetico, aspetto già esplicitato nel pezzo precedente, sempre in parte neoclassico. Il compositore ha dimostrato un senso filmico e una chiarezza espositiva notevole, che hanno catturato l’attenzione dell’ascoltatore.

Si proseguiva con Graham Fitkin (1963) autore postminimalista di Gate per sax soprano e pianoforte. Questo pezzo iniziava con un trillo angosciante. L’alternanza di due note vicine dava origine ad un semplice e costante gruppo di battute. Poi la sezione veniva disposta in diversi orizzonti di tempo e variazioni e con dissonanze, creando una nebbia sonora che si diradava. Mordente e trillo erano i veri elementi costitutivi del pezzo, che formavano un nugolo di cellule tematiche ripetute, ben interpretato.

Conclusione col giapponese Takashi Yoshimatsu (1953) compositore cui si attribuisce una innovazione nel lirismo e il “suono rumore”, con la personale Fuzzy Bird Sonata (forma di sonata) per sax contralto e pianoforte: Run, bird, Sing, bird, Fly, bird, eseguita con slancio dal Duo. Si trattava di un brano molto mosso per la tastiera e con acuti strabilianti del sax, vicino alla poetica del canto degli uccelli di Messiaen.

Gli interpreti hanno spiegato che «il compositore si è ispirato alla triste storia della morte prematura di sua sorella, che malata diceva di voler rinascere come un uccello». Il pezzo risentiva del Jazz di George Gershwin e “Progressive”, stili usati dall’Autore. Emergevano anche «partecipazione tecnica ed introspezione espressiva» che descrivevano e rievocavano le ali che volavano alto, raggiungendo un clou fortissimo e molto acuto.

Questi brani contemporanei sono risultati attenti alla forma, variazione e formazione di Leitmotiv, sono pezzi che guardano al Neoclassicismo, ma anche alle Avanguardie ad esempio coi colpi di chiave e gli acuti laceranti e l’iterazione. Si è creata una concezione compositiva originale e comunicativa e, come in Question, capace di approfondire domande filosofiche grazie al suono sapientemente modulato. Si denotava una continua ricerca di un vertix in una tensione luminosa, che giungeva al massimo virtuosismo ed alla piena espressione sonora. Il “Palazzo della memoria” era quindi esistenzialista ed espressionista, si interrogava sull’Essere.

Il concerto ha fatto riflettere con i colori e varianti originali, ha emozionato con i sentimenti, i sogni, e soprattutto i ricordi del Palazzo, metafora della vita, ponendosi nell’ottica di una ricerca infinita, rappresentata dal vagare e scavare nell’animo umano attraverso le combinazioni compositive e di descrivere la condizione umana nel suo mistero doloroso.

                                                                           Approfondimento di Barbara Baroni  
Visto nella Sala Isabella d’Este, per MantovaMusica, l’8 dicembre 2024
Foto B.B.