La Fondazione Magnani-Rocca ospita una grande
mostra dedicata a Giorgio de Chirico e Alberto
Savinio (pseudonimo di Andrea Francesco Alberto de Chirico) i “Dioscuri”
dell’arte del XX secolo. I due fratelli hanno ripensato il mito, l’antico, la
tradizione classica attraverso la modernità dell’avanguardia e della citazione,
traslandoli e reinterpretandoli per tentare di rispondere ai grandi enigmi
dell’uomo contemporaneo, dando vita a quella che Breton definì una vera e
propria mitologia moderna.
La mostra – allestita alla Villa dei Capolavori, sede della Fondazione a
Mamiano di Traversetolo presso Parma – presenta oltre centotrenta opere tra celebri dipinti e sorprendenti lavori
grafici, in un percorso espositivo che, dalla nascita dell’avventura
metafisica, si focalizza su un moderno ripensamento della mitologia e giunge
alla ricchissima produzione per il teatro, documentata anche da preziosi
bozzetti, figurini e costumi per l’opera lirica del Teatro alla Scala di
Milano.
“Sono l’uno la spiegazione dell’altro” scriveva Jean Cocteau dei due fratelli de Chirico. Vicinissimi nei primi passi delle rispettive carriere, de Chirico e Savinio lavorano a stretto contatto nei primi anni parigini. André Breton definiva il loro lavoro “indissociabile nello spirito”: le visioni concepite da Giorgio in quegli anni, trovano un corrispettivo letterario nella poetica del fratello; nonostante il merito sia stato storicamente attribuito al genio di de Chirico, ad oggi è ormai riconosciuto il ruolo rivestito da Savinio nell’elaborazione dell’estetica metafisica. L’esposizione – curata da Alice Ensabella, Università di Grenoble, e da Stefano Roffi, direttore scientifico della Fondazione Magnani-Rocca – si propone di ricostruire criticamente le fonti comuni dei fratelli de Chirico al fine di metterne in evidenza affinità, contrasti e interpretazioni del fantastico universo che prende forma nelle loro traduzioni pittoriche, letterarie e teatrali.
Giorgio (1888-1978) e Andrea (1891-1952) de Chirico nacquero in Grecia, dove trascorsero tutta l’infanzia. Figli di un milieu alto borghese e cosmopolita, ricevettero un’educazione solida ed internazionale, influenzata dal romanticismo e dal nichilismo tedeschi, dall’avanguardia parigina, dalla cultura classica mediterranea, greca certamente, ma anche profondamente italiana.
Questo particolarissimo imprinting filosofico, artistico e letterario, che forgiò le menti dei fratelli de Chirico nei loro anni di formazione e primi anni di attività, darà come risultato uno dei momenti più originali e più alti della cultura figurativa italiana del Novecento.
Nonostante il comune percorso intellettuale, de Chirico e Savinio dimostrarono fin da giovani caratteri e approcci diversi alla pratica artistica. Savinio, figura poliedrica, nacque come musicista e compositore, divenne in seguito scrittore e approdò alla pittura solo all’età di trentacinque anni. De Chirico, dalla personalità più decisa e granitica, individuò fin dall’adolescenza la sua strada nella pittura.
Se le opere di entrambi sono caratterizzate da temi di interesse comune come il viaggio, il mistero del distacco, la struggente commozione del ritorno, gli interrogativi sulla condizione umana, il richiamo al mito, all’antico, le interpretazioni che i due fratelli forniscono non sono le stesse, approdando spesso a risultati stilisticamente e iconograficamente distanti.
Più freddo, mentale e concettuale, de Chirico, anche dopo la grande stagione metafisica non rinuncerà a rappresentazioni ancora impregnate di enigmi, che caratterizzeranno i suoi paesaggi che richiamano ai miti dell’antichità, cavalli fra le rovine della civiltà greca, gladiatori in procinto di vivere o morire, autoritratti e ridondanti nature morte.
Gioco e ironia sono invece i cardini intorno ai quali ruota l’estetica di Alberto Savinio. A differenza del fratello, infatti, Savinio dimostra un’innata capacità di immettere nei profondi silenzi metafisici la sapiente leggerezza dell’ironia, che si dispiega attraverso una visionarietà fantastica. Nelle sue opere oggetti inanimati ed esseri animati si uniscono in un’unica rappresentazione colorata e vivace, nella quale forme umane e animali si confondono e si decontestualizzano, inserite all’interno di prospettive impossibili e di un’atmosfera improbabile quanto ludica.
Le opere provengono da importanti istituzioni quali, fra le altre, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, il Mart di Rovereto, la Fondazione Teatro alla Scala di Milano, il Fondo Ambiente Italiano, celebri collezioni quali la Collezione Barilla di Arte Moderna e gallerie da tempo impegnate nella valorizzazione dei due artisti.
I contributi in catalogo si concentrano sull’approccio dei fratelli alle loro fonti (Nicol Mocchi), oltre ai rispettivi percorsi nelle varie discipline artistiche in cui si sono confrontati: la pittura (Alice Ensabella), ovviamente, ma anche il libro d’artista e il teatro (Mauro Carrera), oltre alle consonanze fra i ‘Dioscuri’ e Luigi Magnani, creatore della Fondazione (Stefano Roffi). Essendo i motivi di ispirazione della costruzione della suddetta mitologia moderna al centro di questo progetto, due contributi in catalogo si focalizzano su aspetti più specifici dell’iconografia saviniana (Gerd Roos) e dechirichiana (Daniela Ferrari).
C.S.
Fonte: Studio Esseci
DE CHIRICO E SAVINIO
UNA MITOLOGIA MODERNA
16 marzo – 30 giugno 2019.
Fondazione Magnani-Rocca
via Fondazione Magnani-Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma).
Informazioni e prenotazioni gruppi: tel. 0521 848327 / 848148 info@magnanirocca.it
www.magnanirocca.it