Museo Casa Giorgione, Teatro Accademico, Palazzo Soranzo Novello: tre sedi per la mostra tra arte, musica e moda. Dipinti, disegni, sculture, ceramiche, argenti, strumenti musicali, oggetti liturgici, arredi, costumi del tempo, mappe, lettere, volumi.
Nei 250 anni dalla morte dell’illuminato architetto castellano Francesco Maria Preti, un’affascinante mostra a Castelfranco Veneto, in tre sedi, punta i riflettori sui protagonisti di quel cenacolo intellettuale che nel XVIII secolo riporta la città di Giorgione al suo pieno splendore: tra scienze, arte, musica e moda. Progetti, riti e costumi della vivace realtà castellana, importante crocevia commerciale e culturale nella terraferma veneziana, attraverso una ricca selezione di opere, oggetti e testimonianze dell’epoca e il richiamo ai due poli culturali: l’autore della Tempesta e Canova.
Intere pareti ricoperte di specchi rifrangono e moltiplicano, in una visione incantata, i progetti di Francesco Maria Preti, il più esperto e interessante architetto veneto del XVIII secolo, cui si devono alcuni dei principali edifici del centro storico di Castelfranco Veneto, ma anche il progetto di Villa Pisani a Stra e altri innovativi interventi in tutta la regione. 48 metri quadrati, scenografici e caleidoscopici, in cui perdersi e immergersi – set perfetto per selfie e scatti ricordo – allestiti all’ingresso di una delle costruzioni che più lo hanno distinto: il Teatro Accademico di Castelfranco, città di Giorgione ma anche paese natale dell’erudito, illuminato Preti di cui ricorrono, il 23 dicembre 2024, i 250 anni dalla morte.
FRANCESCO MARIA PRETI
Formatosi nel collegio gesuita di Brescia, Francesco Maria Preti (1701- 1774), uomo alla moda, elegante e raffinato, aveva studiato retorica, umanità, grammatica, filosofia, logica, metafisica, morale, fisica e matematica; ma anche il latino e il francese. I suoi interessi spaziavano dalla numismatica e cosmologia alla letteratura antica e contemporanea. Suonava la spinetta e il clavicembalo, conoscendo le leggi dell’armonia in musica, componeva sonetti e poesie e teneva relazioni oltre che con gli altri intellettuali castellani anche con vari esponenti del mondo culturale del tempo – Tommaso Temanza, padre Vallotti, Giuseppe Tartini – e con membri dell’aristocrazia veneziana come i Pisani di Santo Stefano e i Corner di San Polo.
Tantissimi anche gli incarichi istituzionali svolti per la sua città da questo straordinario intellettuale, che fu “architetto per diletto”, ma… che architetto!
LA MOSTRA
Castelfranco Veneto non poteva dimenticare la ricorrenza a lui legata, e la celebrazione che si è svolta nel giorno del 250enario dalla morte, il 23 dicembre 2024 nel Teatro Accademico progettato da Preti, ha costituito un’anticipazione di grande effetto della mostra che dal 23 gennaio al 6 aprile 2025 si snoda dal Museo Casa Giorgione all’ingresso storico del Teatro Accademico, fino a Palazzo Soranzo Novello.
È previsto un concerto inaugurale nel Duomo di Castelfranco Veneto, giovedì 23 gennaio ore 20.45, con l’ensemble “La chimera” (Eduardo Egüez, liuto / Sabina Colonna-Preti, viola da gamba). Ingresso libero fino ad esaurimento posti
Un’esposizione dedicata a quel cenacolo intellettuale, quel crogiolo di idee, dibattiti, progetti, esplosione di pensieri e innovazioni, che animò il Settecento nella cittadina veneta grazie ad alcune personalità notevoli, come Giovanni Rizzetti (1675 – 1751) che per primo applicò la media armonica proporzionale, Jacopo Riccati (1709 – 1790) straordinario matematico e iniziatore della cosiddetta scuola riccatiana, i figli di questo Vincenzo (1707 – 1775) e Giordano Riccati (1709 – 1790), e appunto Francesco Maria Preti loro coetaneo e fil rouge di tutta l’esposizione. A una generazione ancora successiva apparterranno poi Francesco Riccati e Luigi Rizzetti.
“Studiosi e Libertini. Il Settecento nella città di Giorgione” – promossa dal Comune di Castelfranco Veneto-Assessorato alla Cultura e dai Musei Civici castellani, con il contributo della Regione del Veneto e il patrocinio della Provincia di Treviso e tanti partner e sostenitori importanti, curata da Danila Dal Pos (in comitato scientifico: Paolo Barbisan, Andrea Bellieni, Lavinia Colonna Preti, Stefania Colonna Preti, Fabrizio Malachin, Moira Mascotto), ci riporta dunque a quel tempo di massimo splendore, il culmine prima della crisi legata al tracollo della Serenissima e a un oligarchia ormai in declino, in una trama suggestiva di rimandi culturali evocativi e di opere (dipinti, disegni, sculture), documenti storici (mappe, lettere, volumi), bellissimi manufatti (ceramiche, argenti, strumenti musicali, oggetti liturgici), arredi e costumi del tempo: tra vita sociale e riflessioni intellettuali, incarichi ufficiali e piaceri, studi e tempo libero, innovazioni tecnico-scientifiche, mode e frivolezze.
In una molteplicità di discipline e interessi eruditi – matematica, fisica, ingegneria e idraulica, musica, astronomia, medicina, ottica, architettura, ma anche arti e letteratura – le ricerche e le riflessioni di questo gruppo di studiosi seguono le novità e i dibattiti del tempo, riconnettendosi nel contempo alla tradizione della cultura veneta, che dal Cinquecento porterà al pieno Ottocento. Così se l’installazione nel Teatro costituisce un focus su Preti e i suoi progetti – da quello del Duomo di Castelfranco all’ideazione del “palazzo a nove cortili”, unità di base di una nuova struttura della società che di fatto anticipa di mezzo secolo le proposte di Fourier del primo ‘800 – nelle altre due sedi della mostra il viaggio coinvolge tanti e differenti aspetti della cultura e della società del XVIII secolo.
La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Antiga.
APPROFONDIMENTO
IL PERCORSO – I TEMI
Al Museo Casa Giorgione le teorie di Rizzetti sulla percezione del colore – antesignane a quelle di Goethe e in coraggiosa e libera opposizione alle tesi newtoniane, accolte in tutta Europa con sudditanza e reverenza – portano a ricordare il colorismo tipico dell’arte veneta fin dalle radici bizantine: Giorgione, influenzato dalla correnti millenaristiche del tempo, ne diventerà a inizio Cinquecento il più innovativo interprete, rendendo il colore e il dato naturale centrali nelle sue opere; mentre Canova, due secoli più tardi, lo userà nelle sue sculture per rendere di “vera carne” dee ed eroine come la Maddalena penitente, ricordata dal bellissimo gesso della Gipsoteca di Possagno esposto nell’occasione.
Allo stesso modo, riconnettendosi ai richiami iconografici del giorgionesco “Fregio delle Arti liberali e meccaniche”, la mostra, tra documenti, sculture e strumenti antichi, dà conto degli studi di aritmetica, geometria e astronomia di Jacopo Riccati e del figlio Vincenzo e dei loro interessi per l’idraulica, la religione e le lettere, ma anche delle ricerche di musica e medicina condotte da Giordano Riccati – virtuoso di violino, clavicembalo e altri strumenti (pregevoli gli esemplari in mostra ), attratto da problemi di acustica e teoria musicale – e di Antonio Galletti, che si interessa di musicoterapia.
Quindi, sempre negli ambienti della Casa Museo: l’innovativo Sistema postale del tempo, con esempi di lettere, indirizzi e bolli del XVIII secolo, laddove i carteggi epistolari diventano i migliori mezzi di relazione e aggiornamento tra studiosi e di diffusione delle idee; il Collezionismo a Castelfranco nel Settecento, ricordando in particolare la raccolta canoviana di gessi di Francesco Barbisan, esponente di una famiglia castellana di nuovi ricchi; Il lusso e il gusto dei manufatti religiosi, con alcuni splendidi esemplari dell’epoca dalle chiese del territorio, opera di straordinari maestri orafi del tempo; infine l’accesa Discussione “sulla miglior forma da darsi ai teatri”, che si registra a Castelfranco a metà Settecento, proprio quando Francesco Maria Preti inizia la progettazione del Teatro Accademico (1745) – trent’anni prima della Scala di Milano e quarantasei prima della Fenice – insieme alla “riforma de carri di quattro ruote” con tanto di modello di carrozza dal Museo Poleni.
Lo splendido Palazzo che fronteggia la Torre Civica, edificato già nel corso del Trecento dalla potente famiglia dei Soranzo, passato ai Novello nel Settecento e ristrutturato probabilmente dallo stesso Francesco Maria, accoglie le sezioni della mostra che più invitano a rivivere i costumi del tempo, rievocando le mode, i gusti e la vita domestica e sociale in una città murata dell’entroterra lagunare come Castelfranco, “scala e porta frequentatissima de’ monti col mare”.
Così i diversi ambienti, con le loro differenti decorazioni e atmosfere e le opere e i manufatti esposti, provenienti dalle collezioni civiche, da musei e importanti raccolte private – consolles veneziane, mobili e divanetti Luigi XV, ceramiche delle più importanti Fabbriche del tempo Cozzi, Antonibon, Rossi-Roberti, ecc., argenti e vetri di Murano, abiti, accessori di manifatture europee, ritratti della famiglia Riccati e dello stesso architetto Preti, ma anche dipinti dei grandi artisti del Settecento come Diziani, Sebastiano Ricci, Nogari, Amigoni, Carriera, Bella, Cimaroli ecc. – si prestano a far ricordare le attività e i riti di un palazzo del tempo, sia pur di Terraferma, stimolando tutti i sensi.
Lo sfarzoso salone al piano nobile è dunque la grande Sala degli specchi, vero trionfo di luce, adibita al convivio, al ballo e anche ai giochi di cui si esibiscono vari esempi d’epoca; mentre Lo studio dell’architetto, con lo scrittoio, le opere dei migliori vedutisti presenti in Terraferma , i ritratti e le camisiole settecentesche, ci riporta alla figura del Preti, ricordando in particolare il suo progetto per il complesso “al Paradiso” della famiglia Corner: un intervento mai realizzato, ma che avrebbe esaltato lo straordinario giardino barocco del Palazzo che era capace già allora di dirottare su Castelfranco il Grand Tour dell’epoca, come testimonia il “Diario” del viaggiatore russo Piotr A. Tolstoj, in Italia tra il 1697 e il 1699.
Notevole anche la collezione di occhiali qui esposta a ricordare che Preti negli anni soffrì di un grave indebolimento della vista, oltre che di gotta.
Sfoggio di raffinatezze e decori all’orientale, tipici del gusto rococò, connota invece la sala dedicata al Boudoir, il salotto delle signore: arricchito da mobili e dipinti del XVIII secolo, da una superba selezione di necessaire, scatole porta nei, chatelaine, boccette porta profumi e quant’altro, prestati dalla Fondazione Accorsi Ometto di Torino, e da un fascinoso abito da sposa.
E per finire musica, musica e musica. Una sala dalle decorazioni eleganti, raffinate ma anche vagamente maschili e arredi e strumenti d’epoca – una viola contralto di scuola veneziana probabilmente dalla bottega dei Serafino (1779), un raffinatissimo liuto a mandolino datato 1753 e un curioso violino costruito probabilmente in Carnia su modello di una viola d’amore – per esaltare una passione diffusa in questi ambienti, nelle serate di agi e incontri, tra … studiosi e libertini.
C.S.M.
Fonte: comunicato stampa 8 gennaio 2025
Immagine di copertina: Chatelaine. Manifattura inglese, 1760 circa. Punzone: CP.
Torino, Fondazione Accorsi-Ometto
STUDIOSI E LIBERTINI
IL SETTECENTO NELLA CITTÀ DI GIORGIONE. FRANCESCO MARIA PRETI
25 gennaio – 6 aprile 2025
Museo Casa Giorgione
Piazza S. Liberale, Castelfranco Veneto (TV)
Tel. +39 0423.735626
info@museocasagiorgione.it
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Teatro Accademico
Via Francesco Maria Preti, 46, Castelfranco Veneto (TV)
Tel. 0423 7354
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Palazzo Soranzo Novello
Corso 29 Aprile, 23, Castelfranco Veneto (TV)
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