Fondazione Sandretto Re Rebaudengo: apre “Daytime viewing”. Visibili fino a marzo le mostre di Mark Manders e di Stefanie Heinze.
SOUND QUESTS 25
DAYTIME VIEWING
Mostra 24 gennaio – 16 febbraio 2025
Opening 23 gennaio ore 18:30. Listening session ore 19:30
Seminario 31 gennaio ore 15:30-18:30. Daytime viewing primetimefilm screening ore 19:00
Almare in collaborazione con Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, presenta la quarta edizione di Sound Quests, progetto che si focalizza sul rapporto tra narrazioni sonore e le potenzialità espressive del cosiddetto world-building (l’azione del costruire mondi), concentrandosi ogni anno su uno specifico riferimento al piano dei media e dei linguaggi. L’edizione 2025 si focalizza sulla televisione, proponendo un lavoro estremamente attuale e pressoché sconosciuto in Italia: Daytime Viewing di Jacqueline Humbert & David Rosenboom (1979-80), che è al centro di una listening session proposta in occasione dell’opening.
Il programma include un seminario pensato per approfondire e attualizzare i temi di Daytime Viewing, ampliando la riflessione al rapporto tra identità e social media. L’incontro vede la partecipazione di David Rosenboom, Victoria Keddie, artista statunitense che con il progetto E.S.P. TV ha indagato ampiamente il mezzo televisivo, e il docente di Semiotica delle Culture Musicali dell’Università di Torino Gabriele Marino esperto di social media, viralità e meme. La giornata si conclude con la proiezione di Daytime Viewing Primetime di Victoria Keddie.
LE MOSTRE A TORINO IN CORSO FINO A MARZO
MARK MANDERS. SILENT STUDIO
31 ottobre 2024 – 16 marzo 2025
A cura di Bernardo Follini
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta Silent Studio, la prima mostra antologica in un’istituzione italiana di Mark Manders. Il progetto espositivo riunisce lavori inedita e un’ampia selezione di opere realizzate in oltre trent’anni, all’interno di un ambiente immersive concepito appositamente per l’occasione.
Nel corso degli ultimi decenni, Manders (nato nel 1968 a Volkel, Paesi Bassi; vive e lavora a Ronse, Belgio) si è affermato a livello internazionale per le sue innovazioni nel campo della scultura, caratterizzate da una continua sperimentazione concettuale e materica. Al centro della sua pratica risiede la relazione tra linguaggio, scultura e finzione, sviluppata nel progetto di lungo corso Autoritratto come edificio. Questa ricerca, avviata nel 1986, è dedicata alle potenzialità narrative della scultura e alla costruzione di un’idea espansa di autoritratto, lontana da una dimensione letterale e biografica. In questa cornice, le opere di Manders corrispondono a “parole visive”, e le sue mostre a “stanze” di un edificio immaginato, riflesso mutevole dell’identità e della narrazione dell’artista.
Il soggetto di Silent Studio è lo studio di Manders, luogo reale e, al tempo stesso, mentale, che si sovrappone all’architettura minimalista della Fondazione. La mostra si articola attraverso più di venti opere, tra sculture, installazioni, mobile, in bronzo, acciaio, ferro, ma anche carta e pittura. I lavori di Manders trasmettono un’idea di transitorietà e vulnerabilità, resa attraverso una conformazione apparentemente non finita e l’impiego di materiali solidi, come il bronzo, che simulano la fragilità dell’argilla.
Nelle sculture, realizzate nel corso di diversi anni e, in alcuni casi, decenni, il tempo si dilata e si contrae, in allusione a un passato atemporale e al presente in corso. Manders sfida l’ordine lineare del linguaggio per focalizzarsi sulla pluralità semantica della scultura, slegata da qualsiasi cronologia e quindi aperta all’interpretazione. Come un’ode all’immaginario, l’opera di Manders invita lə spettatorə a confrontarsi con la realtà materica della rappresentazione fittizia.
La mostra celebra la lunga relazione tra Mark Manders e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, iniziata con la partecipazione dell’artista a Guarene Arte 97 con l’opera, presente in mostra, Fox/Mouse/Belt (1992). In quell’occasione, nel 1997, l’artista ha ricevuto il Premio Regione Piemonte per il suo progetto Autoritratto come edificio.
STEFANIE HEINZE. YOUR MOUTH COMES SECOND
31 ottobre 2024 – 16 marzo 2025
Giovedì: dalle 20 alle 23. Dal venerdì alla domenica: dalle 12 alle 19
Prima mostra personale istituzionale di Stefanie Heinze, Your mouth comes second riunisce una selezione di opere recenti che riflettono sulle principali tematiche dell’artista: l’esplorazione della tenerezza e della vulnerabilità, le relazioni, l’integrazione tra spiritualità antiche e urbane, la rappresentazione e l’elaborazione di materiali grezzi. Ispirata da queste fonti di conoscenza controegemoniche, Your mouth comes second esplora ciò che precede il linguaggio. In mostra, Heinze (nata nel 1987 a Berlino, Germania) si immerge nel regno dell’osservazione, della sensibilità, dell’appropriazione, della goffaggine e dell’incertezza, canalizzando la sua curiosità verso l’ignoto attraverso l’atto della pittura.
L’artista rifiuta di prendere una posizione univoca nella contrapposizione tra astrazione e figurazione, dinamica che riconduce al concetto di “both and” (letteralmente “entrambi e …”). La sua pratica nasce da disegni e collage di piccolo formato, poi tradotti in ampi tableaux. Per Heinze, il disegno è un atto interno, un processo di riduzione, mentre la pittura è un atto esterno, di produzione. Le immagini vengono tagliate e ricostruite, esistono in una dimensione a metà tra negazione e integrazione. Il lavoro di Heinze innesca metamorfosi e cambiamento costanti, interrompendo le distinzioni tra la cosiddetta cultura alta e bassa, sia per le immagini che cita sia per il trattamento stesso della pittura.
In mostra sono presentate tele di grande formato con forme ambigue. Quelle che potrebbero sembrare parti del corpo, cibo, animali e oggetti quotidiani si fondono e si dissolvono, fluttuando su piani vivaci che si sovrappongono e si oscurano reciprocamente.
Senza filtri, i segni e i simboli che appaiono sulle tele sono indistinguibili da elementi casuali. Le sue pitture abbracciano la confusione e l’incertezza, destabilizzando qualsiasi senso di forma o narrazione fissa. Spogliando il linguaggio e sabotando l’eccessiva predominanza della mente, Heinze mira a disturbare la psiche, a riconnettere il corpo e i suoi sensi, a mobilitare la percezione. L’instabilità che crea è una forma di dis-apprendimento, un rifiuto della categorizzazione a favore dell’apertura e del cambiamento, nel tentativo di trovare un vocabolario più empirico. Per Stefanie Heinze, questo approccio è, insieme, personale e politico.
C.m.
Fonte: newsletter gennaio 2025
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
Via Modane 16 – 10141 Torino
Tel. 011 379 7600