Di Maria Luisa Abate. Mantova – Tempo d’Orchestra: grazia, precisione e fluidità per la talentuosa pianista assieme all’Ensemble OCM.

Grazia, delicatezza, raffinatezza. Un flusso di note vellutato e rilucente. A colpire è stato il sorriso gioioso della pianista mentre le sue mani sfioravano lievi e precise i tasti. La Sala delle Capriate a Mantova consente di beneficiare di un ascolto ravvicinato, pienamente rispondente alle esigenze del genere cameristico, come è stato nel caso di Martina Consonni, ancor giovane e talentuosa pianista comasca (classe 97 ma ancora più giovane è d’aspetto), artista pluripremiata e che vanta collaborazioni prestigiose e frequentazioni dei palcoscenici più importanti. Una freschezza di tocco non solo anagrafica, dettata dallo stile e dalla sensibilità interpretativa votati alla leggiadria espositiva, ideale per calarsi in Mozart, e alla pura felicità dell’ascolto.

La stagione Tempo d’Orchestra si è intersecata con la rassegna “AmaDeus exMantova 2025”, proposta ogni anno da Oficina OCM per celebrare il soggiorno mantovano di Wolfgang Amadeus accompagnato dal padre Leopold nel gennaio 1770 durante uno dei suoi viaggi in Italia. Pertanto tutto mozartiano era il programma, eseguito dalla pianista dapprima in veste solistica poi assieme a due diversi ensemble cameristici dell’Orchestra da Camera di Mantova, formati da Aljaž Beguš clarinetto; Filippo Lama violino; Irene Piazza violino; Vincenzo Starace viola; Leonardo Notarangelo violoncello; Giorgio Galvan contrabbasso. 

La serata si è aperta con la Sonata per pianoforte n.10 K 330 “Parigina” che, come suggerisce il nome, fu composta durante un altro dei viaggi mozartiani, questa volta verso la Francia. Una sonata che beneficia, anzi necessita principalmente di spiccate doti espressive dell’interprete per poterne restituire al pubblico tutto il fascino sottile e ammaliatore. Un dettato musicale seducente che Martina Consonni ha espresso con levità e accuratezza, con fluidità attenta al sentire mozartiano, con note sgranate e limpida pulizia.   

È seguito quello che è noto come Trio dei “Birilli” il cui titolo sottolinea la caratteristica del tessuto musicale di sprigionare una sensazione di gioia e di serenità che il trio pianoforte clarinetto e viola ha approcciato con stile carezzevole e prezioso.

Dopo l’intervallo, non poteva mancare un’occasione d’ascolto inusuale e di grande interesse anche per gli ascoltatori esperti ed esigenti che costituiscono la maggior parte del pubblico della Stagione mantovana: il Concerto per pianoforte e orchestra n.24 K 491 che Mozart compose mentre si trovava a Vienna e che qui è stato presentato nella trascrizione per pianoforte e quintetto d’archi effettuata nell’ottocento da Ignaz Lachner.  

Un’esecuzione all’insegna ancora una volta del garbo, della brillantezza, della gradevolezza d’ascolto posta sullo stesso piano della correttezza e della morbidezza del dialogo strumentale, a costruire un’architettura d’assieme assai equilibrata; un rapporto tra i musicisti improntato a una sensibilità ispirata e condivisa, protesa a sviluppare la cantabilità e i delicati contrasti cromatici presenti nella partitura, suggerendo anche, in modo non invasivo ma finemente percepibile, quei primi aliti mozartiani precursori delle inquietudini romantiche.

Dopo la prima valanga di applausi, un ultimo sguardo sorridente di intesa tra i musicisti e via col bis: un movimento, l’Andante, estrapolato dal Concerto per pianoforte n. 12 K1 414 a coronare questo delizioso excursus mozartiano.   

Recensione di Maria Luisa Abate
Visto a Mantova, Sala della Capriate, Tempo d’Orchestra, il 14 gennaio 2025
Foto Foto MiLùMediA for DeArtes

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