Un concerto straordinario per la Canonizzazione di Paolo VI anima il Teatro Grande di Brescia giovedì 30 maggio 2019 con protagonisti d’eccezione: Riccardo Chailly e l’Orchestra e il Coro del Teatro alla Scala. Il concerto è promosso dall’Istituto Paolo VI e dal Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo.
L’amore per l’arte e la musica, soggetti di molti scritti di Papa Montini, tra cui la celebre Lettera agli artisti, ritornano al Teatro Grande dopo il memorabile concerto del 2015 con Riccardo Muti in occasione della beatificazione del Papa bresciano. Anche il nome del direttore musicale della Scala è legato alla memoria di Paolo VI: Riccardo Chailly infatti dirigerà la messa composta nel 1964 dal padre Luciano Chailly, già direttore musicale del Teatro alla Scala, in onore dell’allora Papa Montini.
L’omaggio assume un significato ulteriore, in quanto Paolo VI è stato arcivescovo di Milano dal 1954 fino all’elezione a Pontefice (1963). Inoltre la data del 30 maggio è strettamente legata al giorno stabilito da Papa Francesco per la memoria liturgica di San Paolo VI, che si terrà il 29 maggio, a ricordo dell’ordinazione sacerdotale di Montini avvenuta nel 1920.

Il concerto del 30 maggio è trasmesso in diretta in piazza Paolo VI grazie a un maxi schermo predisposto dal Comune di Brescia. Il programma prevede la Missa Papae Pauli per coro a sei voci e orchestra di Luciano Chailly e la Sinfonia n.1 di Johannes Brahms. Capolavoro complesso, la Sinfonia si riallaccia direttamente a Beethoven, tanto che venne definita «Decima», un’ideale continuazione del catalogo beethoveniano.

La Missa Papae Pauli venne composta da Luciano Chailly (1920–2002) nel 1964 in onore di Papa Montini, salito al soglio pontificio nel ’63. Questa composizione, a differenza delle altre di quel periodo, non sfrutta il linguaggio seriale della dodecafonia ma una scrittura più libera nel suo fluttuare tra atonalitàe politonalità. Tratto distintivo è la sua profonda concentrazione spirituale che sprigiona un’espressività sentita, ma al contempo non esibita e nemmeno compiaciuta, per certi versi dolorosa. La prima esecuzione assoluta si svolse nel 1964 al Foro italico con l’Orchestra della Rai di Roma diretta da Ferruccio Scaglia. Insieme alla prima partitura Luciano Chailly donò a Montini anche il nastro di registrazione Rai. È il figlio Riccardo Chailly a ricordare quanto fosse forte il legame che suo padre aveva con la Missa, tanto che sulla sua tomba ha voluto fossero scolpite le ultime parole della composizione “Dona nobis pacem”.

Non è casuale che il concerto straordinario sia inserito all’interno della 56°edizione del Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo, che ha fatto parlare di sé come uno dei più belli e prestigiosi in Europa imponendosi tra le manifestazioni più importanti al mondo dedicate al pianoforte, e non solo. Esiste infatti un legame pregresso tra il Festival e la messa di Chailly, come sottolinea il direttore Pier Carlo Orizio: «La Missa Papae Pauli è stata eseguita nel 2014 nella Basilica di Sant’Ambrogio dall’Orchestra Filarmonica del Festival Pianistico di Brescia e Bergamo per il convegno “Il Concilio Vaticano II e l’umanesimo contemporaneo” promosso dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Anche a livello personale sono particolarmente commosso ricordando quanto sia sempre stato forte e profondamente personale il rapporto tra mio padre Agostino e il giovane Montini, tanto che diresse più volte concerti al Suo cospetto anche una volta divenuto Papa».

Durante la conferenza stampa, tenutasi a Palazzo Marino a Milano, si è sottolineato il forte rapporto che Paolo VI ebbe con la creazione artistica come manifestazione del trascendente e con gli artisti: «coloro i quali riescono ad esprimere l’ineffabile». Tra tutte le discipline artistiche, ebbe a cuore la musica in particolare. «La musica, la più immateriale delle espressioni d’arte, ha la sua parola da dire per esprimere il brivido d’assoluto».

Il Maestro Chailly si è dichiarato entusiasta di tornare a dirigere al Teatro Grande di Brescia, dall’acustica eccezionale. «Mio padre nel comporre la Missa nel 1964 fu ispirato dal viaggio in Terra Santa di Paolo VI e gli consegnò la prima partitura nell’estate del 1964 a Castel Gandolfo. Ricordo che raccontava spesso quanto lo colpì lo sguardo emozionato e commosso degli occhi del Pontefice nel riceverla e la sua voce attraverso la quale passava tanto del suo carisma. Luciano Chailly per la Missa, della durata di 22 minuti, scelse la struttura col Coro a 6 voci e Orchestra; con il timbro delle campane voleva dare soprattutto il senso dell’infinito. Era un compositore molto evoluto nell’uso della dodecafonia, quindi nell’uso di un linguaggio complesso, armonico e melodico; in questo caso però se ne volle staccare, tornò ad un modo antico che avvicinò molti spettatori, sempre commossi. La prima esecuzione fu a Parigi nel febbraio del 1967, un mese dopo a Roma con l’Orchestra della Rai. Il 12 aprile del 1967 si tenne un’udienza in Vaticano proprio per consegnargli il nastro della prima registrazione».

C.S.M.

Fonte LR comunicazione
Contributi fotografici: gentile concessione della famiglia Chailly, BresciaAmisano.