GAMeC e altri luoghi: Biennale delle Orobie. Produzioni filmiche: l’uomo, gli animali, le valli bergamasche.
Dopo i primi due cicli di eventi realizzati nel 2024, anche nel 2025 il programma biennale della GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo coinvolge in modo attivo le comunità del territorio provinciale grazie alla partecipazione di artiste e artisti internazionali.
In occasione del terzo ciclo del programma, nel corso di una tournée che tocca le valli bergamasche, sono presentate le produzioni filmiche prodotte dalla GAMeC a firma di Michela de Mattei e Invernomuto, Agnese Galiotto, e Giulio Squillacciotti, insieme al progetto di mostra Fossi io teco; e perderci nel verde della curatrice Greta Martina, vincitrice della dodicesima edizione del Premio Lorenzo Bonaldi per l’Arte – EnterPrize.
Pensare come una montagna è un progetto di GAMeC. Direzione artistica: Lorenzo Giusti; associate curators Sara Fumagalli, Marta Papini; head of magazine: Valentina Gervasoni
IL MAGAZINE ONLINE
In parallelo, il magazine online continua a raccogliere voci, idee e narrazioni. Le interviste agli artisti e gli approfondimenti multidisciplinari spaziano dai linguaggi delle arti contemporanee al design, dall’architettura all’antropologia. I prossimi numeri del magazine includeranno, tra gli altri, i contributi di Lorenzo Bartalesi, Professore di Estetica alla Scuola Normale Superiore di Pisa, che indaga come la cultura visuale partecipi attivamente alla costruzione dell’identità collettiva; di Federica Timeto, Docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, che esplorerà i legami tra relazioni sociali interspecie, e una conversazione con Riccardo Rao, Professore Ordinario di Storia Medievale e di Storia dell’Ambiente e degli Animali presso l’Università di Bergamo, intorno alla storia del rapporto tra l’essere umano e il lupo nel corso dei secoli. Il magazine presenterà inoltre una serie di contributi legati al progetto Fossi io teco; e perderci nel verde, a cura – tra gli altri – dell’antropologo Adriano Favole, della ricercatrice Susanna Ravelli, della curatrice Gaia Martino, e dell’artista Deirdre O’Mahony.
A partire da Pensare come una montagna, il magazine si arricchirà ulteriormente, integrando una raccolta di testimonianze provenienti dalle comunità locali incontrate durante lo sviluppo del progetto. Questo archivio vivo e in continua evoluzione contribuirà a creare un mosaico narrativo che intreccia memoria e territorio, amplificando storie e narrazioni.
I PODCAST
La piattaforma Radio GAMeC torna con una nuova stagione di podcast curati dall’autrice e produttrice radiofonica Ilaria Gadenz. Il nuovo format si integra con i temi cardine del programma biennale, in un percorso complementare a quello del magazine, e si sviluppa attorno alla pratica del cammino come strumento di esplorazione fisica e interiore, indagando le connessioni profonde tra il paesaggio montano e le esperienze personali e collettive che esso ispira.
I FILM
MICHELA DE MATTEI E INVERNOMUTO. PARAFLU
Il progetto filmico di Michela de Mattei e Invernomuto, realizzato per il programma Pensare come una montagna e prodotto dalla GAMeC, si inoltra e travalica i paesaggi delle Alpi Lombarde ed esplora il ritorno del lupo nelle valli bergamasche, analizzando la figura di questo predatore come simbolo di conflitto, meraviglia e trasformazione, e problematizzando al contempo la coesistenza tra essere umano e il mondo selvatico.
Paraflu allude ai racconti del filosofo e naturalista Baptiste Morizot che descrivono l’animale come possessore dell’arte magica del depistaggio. Il risultato è un’opera stratificata, dove immagini, illusioni ottiche e un montaggio narrativo frammentato danno vita a un universo disorientante, in cui lo spettatore è invitato a confrontarsi con il proprio immaginario.
Nel film emerge lo spaesamento, in un territorio in cui le paure collettive e le dinamiche culturali e umane si scontrano con quelle della natura, altrettanto violentemente. Il titolo stesso del film richiama un episodio reale: un atto di vendetta nei confronti di un branco di lupi avvelenato con antigelo per auto.
Sospeso tra documentario e rappresentazione astratta, Paraflu rivela al contempo una fascinazione per il lupo, la volontà di comprenderne le abitudini e il comportamento, di mappare esemplari e branchi attraverso la tecnica del wolf howling, fototrappole e altri strumenti che testimoniano tanto un aspetto di ricerca scientifica quanto il tentativo umano di controllare e vivere con il selvatico.
Girato in pellicola 16mm per restituire un’estetica materica e atemporale, il film combina elementi reali a effetti generati da intelligenza artificiale che amplificano il senso di tensione e ambiguità narrativa.
La narrazione è accompagnata da un voiceover che con tono puntuale riferisce di tecniche di magia, analizzando il rapporto tra spettatore e illusionista. Il risultato è un’esperienza stratificata che depista e confonde volutamente, creando una trama che sfugge continuamente alla linearità e alle aspettative.
AGNESE GALIOTTO. MIGRATORI
Migratori è il film di Agnese Galiotto prodotto dalla GAMeC nell’ambito del progetto Pensare come una montagna, che esplora la complessa interazione tra essere umano e animale a partire dall’incontro fra un gruppo di ornitologi e alcuni esemplari di diverse specie di avifauna migratrice. Coinvolgendo due delle stazioni di inanellamento che si snodano lungo la rotta migratoria che attraversa longitudinalmente l’Italia, per giungere in nord Africa, l’artista riesce a restituire una doppia dimensione: quella scientifica e quella profondamente umana.
Attraverso il metodo scientifico dell’inanellamento è possibile raccogliere informazioni sullo stile di vita degli uccelli e tenere traccia dei loro movimenti, consentendo quindi di monitorare le variazioni a cui sono sottoposte le migrazioni per ragioni principalmente legate al cambiamento climatico. Gli studiosi si occupano di misurare il peso degli uccelli, stabilirne età e sesso, nonché di analizzarne le condizioni di salute generali attraverso l’osservazione del piumaggio. Gli uccelli sono bloccati con reti molto fitte installate in luoghi strategici, per consentire il rilevamento delle misure biometriche e dei dati prima di poterli liberare. Sebbene queste operazioni siano svolte con estrema attenzione, delicatezza e cura, emergono anche aspetti di costrizione legati a un contatto fisico forzato nei confronti di creature vulnerabili.
L’ambivalenza che emerge da queste pratiche è resa con sensibilità dall’artista attraverso inquadrature differenti: i dettagli nel folto del bosco e i primi piani colgono le espressioni dei volti e la gestualità abile degli ornitologi; l’intreccio delle mani e delle zampe dei volatili raccontano l’interazione diretta tra esseri umani e animali, rivelando una fragilità commovente; i campi lunghi, che abbracciano le cime degli alberi e il silenzio della natura, catturano l’armonia del paesaggio montano e la complessa convivenza con le infrastrutture create dagli umani. Un aspetto, quest’ultimo, particolarmente evidente nella transizione tra le ambientazioni del film: il contesto industriale della stazione di Capannelle, nella pianura bergamasca, e quella di Passo Brocon, nell’ambiente alpino trentino.
Il mediometraggio riesce nell’intento di rendere poroso il confine che separa l’approccio scientifico dell’osservazione neutra e la sfera soggettiva dello studioso, fatta anche di emotività, meraviglia, passione. Gli uccelli rappresentano per l’artista creature con cui non si è soliti immedesimarsi: un aspetto che le consente di aprire una riflessione rispetto a una modalità non romanticizzata di approcciarsi al mondo animale. La telecamera segue i protagonisti con discrezione, catturando momenti di ammirazione e genuino entusiasmo – come il volo che si rinnova a ogni liberazione, a testimonianza del sottile equilibrio tra conoscenza e rispetto per il mondo naturale.
GIULIO SQUILLACCIOTTI. MUT
MUT è il cortometraggio realizzato dall’artista e regista Giulio Squillacciotti e prodotto dalla GAMeC nell’ambito del programma Pensare come una montagna. Presentato in anteprima a novembre 2024 in occasione della seconda edizione di MADE Film Festival, promosso dalla Camera di Commercio di Bergamo, il film racconta, attraverso l’esperienza di due giovani allevatori e dei loro genitori, la ciclicità della vita in alpeggio: una quotidianità scandita da azioni e da momenti che si ripetono dall’alba al tramonto. Protagonisti sono il tredicenne Dario, a cui sono affidati compiti di responsabilità nella gestione del pascolo, e il suo fratellino Omar, che interagisce con gli animali con spontaneità e tenerezza.
Sin dal titolo — “monte”, in dialetto bergamasco — si evince il ruolo della montagna che, onnipresente, modella i ritmi e le esperienze di chi la abita. Nel film, tuttavia, questa resta sullo sfondo delle azioni dei giovani protagonisti: il formato quadrato del cortometraggio lascia spazio a inquadrature che ne racchiudono porzioni, guidando l’attenzione verso i dettagli e le interazioni fra i membri della famiglia, e quelle fra loro e gli animali. Una scelta stilistica che anziché limitare il respiro visivo immerge lo spettatore in una prospettiva intima, che rinuncia ai campi aperti, descrittivi, per raccontare il legame profondo tra la montagna e chi la vive.
Gli animali, gli allevatori, e in ultima analisi i trekker, con il loro abbigliamento dai colori sgargianti, entrano ed escono dalle inquadrature rigorosamente fisse, quasi fossero finestre che si aprono improvvisamente su scene di vita in alpeggio. Le azioni sono riprese con una lente documentaristica che pare enfatizzare la ciclicità e il loro essere ogni giorno uguali a se stesse. Anche il sonoro, che fonde voci umane con i suoni naturali e degli animali, sembra restituire una narrazione che si affida a un’osservazione discreta, svolta in punta di piedi per interferire il meno possibile.
Il cortometraggio mette in luce le contraddizioni insite in una convivenza che è al tempo stesso rispettosa e utilitaristica, e permette di percepire la montagna come un ecosistema complesso in cui identità e interessi divergenti convivono e si confrontano. Da un lato il rapporto con gli animali, presentato come profondamente rispettoso, si intreccia con la realtà dell’allevamento produttivo, invitando a riflettere sulla relazione fra possibili modalità di sfruttamento e cura, coabitazione di spazi naturali e necessità di adattamento reciproco. Dall’altro, i turisti con il loro approccio episodico alla montagna attraversano il paesaggio come corpi estranei, enfatizzando il contrasto con la quotidianità operosa e silenziosa della famiglia in alpeggio. Questo inevitabile confronto diviene una rappresentazione delle diverse modalità di vivere e percepire la montagna: spazio di lavoro, radicamento e appartenenza, luogo di svago e fuga temporanea.
Calendario proiezioni: 23 febbraio Branzi, Val Brembana, MUT di Giulio Squillacciotti. 15 marzo Gorno, Val del Riso, Proiezione dei tre film. 5 aprileVedeseta, Val Taleggio, Proiezione dei tre film. 11 maggioAverara, Val Brembana, Migratori di Agnese Galiotto. 18 maggioGromo, Val Seriana, Paraflu di Michela de Mattei e Invernomuto.
CONVERSAZIONI CON ARTISTI
Nel corso del terzo ciclo di Pensare come una montagna, gli spazi della GAMeC accolgono una serie di conversazioni con gli artisti Michela de Mattei e Invernomuto, Agnese Galiotto e Giulio Squillacciotti. Questi incontri, pensati come un dialogo aperto tra discipline, vedono la partecipazione di relatori provenienti da diversi ambiti: dal design all’illusionismo, all’ornitologia. L’intento è di approfondire come linguaggi apparentemente distanti possano confluire in una riflessione comune sul rapporto tra l’essere umano e le altre specie viventi.
PREMIO LORENZO BONALDI PER L’ARTE – ENTERPRIZE XII EDIZIONE
FOSSI IO TECO; E PERDERCI NEL VERDE a cura di Greta Martina
Serina (Bergamo) / Chiostro della SS. Trinità 8 e 9 febbraio 2025
GAMeC, Spazio Zero Dal 12 febbraio al 18 maggio 2025
In occasione dell’apertura del terzo ciclo di Pensare come una montagna, la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo presenta un’edizione speciale del Premio Lorenzo Bonaldi per l’Arte – EnterPrize, il primo concorso internazionale dedicato a curatori under 30 istituito dalla GAMeC e dal Gruppo Bonaldi nel 2003.
La giuria della dodicesima edizione, presieduta dal Direttore della GAMeC Lorenzo Giusti e composta dall’artista Isaac Julien e da Alia Swastika, Direttrice della Biennale di Jogja e co-curatrice della 16a Biennale di Sharjah, ha particolarmente apprezzato la cura del progetto di Greta Martina – nominata da Zasha Colah, Curatrice della 13a Biennale d’Arte Contemporanea di Berlino – nel porre enfasi sugli aspetti di partecipazione e responsabilità nel rapporto tra le comunità naturali umane e non umane.
Fossi io teco; e perderci nel verde è eccezionalmente presentato nel paese di Serina – comune di nascita di Lorenzo Bonaldi – sabato 8 febbraio 2025 in occasione dell’inaugurazione, per essere in seguito allestito nello Spazio Zero della GAMeC, dove resterà in visione dal 12 febbraio al 18 maggio. Durante i mesi di apertura della mostra, inoltre, nei dintorni della città di Bergamo saranno presentati i lavori di alcuni degli artisti coinvolti nel progetto.
Traendo ispirazione dagli scritti di Aldo Leopold e di Giovanni Pascoli (il titolo si rifà al verso di una sua poesia), la mostra celebra il desiderio di abbandonarsi al verde e ritrovarsi in profonda connessione con l’ambiente naturale, e invita i visitatori ad avvicinarvisi con senso di partecipazione e responsabilità. Un’esortazione a rallentare e a stupirsi della natura per ritrovare il senso di meraviglia infantile nei confronti del mondo, filtrato attraverso la prospettiva di una consapevolezza e di una responsabilità più profonde, tipiche dell’età adulta.
La pratica artistica si fa ponte tra questi due periodi della vita, e l’apparente contraddizione che li separa si risolve nel contesto dell’istituzione museale che funge da metaxú, ovvero un luogo di relazione, spazio intermedio in cui il confronto tra sguardo fanciullesco e adulta partecipazione diviene possibile.
Tutti i lavori in mostra costituiscono un invito allo spettatore a fermarsi, ricercare e restare in ascolto: Corridori Lenti (2024-2025) di Umberto Pellini, sfere di fango e acqua in parte prodotte con materiali raccolti sul territorio di Bergamo, raccontano un atto di pazienza, attenzione e di amorevole cura.
La serie Trifoglio (2025) di Attila Faravelli – altoparlanti stereo portatili pensati per essere ascoltati tenendoli tra le mani – stimolano un coinvolgimento individuale, ma mai isolato. Ciascun dispositivo ospita nuove composizioni sonore dello stesso Faravelli, Enrico Malatesta e Nicola Ratti, e una registrazione di canti polifonici di Camilla dell’Agnola tratta dallo spettacolo teatrale Tempeste della compagnia O Thiasos-TeatroNatura.
Io, Tu, Una Casa, Una Città (2023) di Umberto Pellini, così come youth youth youth (2024) e Untitled (Roma) (2022) di Lorenzo Silvestri esplorano il rapporto tra individuo e ambiente urbano, svelando un senso tanto di appartenenza quanto di alienazione: la metonimia cittadina di Pellini esprime la dimensione comunitaria e le sfide della città, mentre la video installazione e la pittura emotiva di Silvestri svelano le relazioni conflittuali dei giovani con gli spazi urbani, visti come luoghi di comunità e solitudine, gioco e violenza, vita e morte.
In Vertical Path (2018) e in El deseo de transformarse en montaña para abrazar el cielo (2025) di Valentina Viviani la montagna diviene simbolo di continuità generazionale e di radici, ponendo in dialogo il passato e il presente. Through and Beyond, part of “Atlas, Fragments for the Production of Landscape” (2017), invece, allude all’idea dell’impossibilità di rappresentare il paesaggio nella sua totalità, spingendoci alla valorizzazione di piccole tracce e indizi.
Le installazioni di Felicity Mangan invitano ad ascoltare e custodire i suoni della natura: Creepy Crawly (2020) e Wet on Wet (2022) sono composte da audiocassette contenenti registrazioni che ricordano l’infanzia dell’artista in Australia, mentre il nuovo nastro audio Listening Between the Mountain (2025), realizzato appositamente per Pensare come una montagna e presentato a Serina in occasione dell’inaugurazione, racchiude una selezione di suoni registrati nelle aree verdi della città di Bergamo.
PERFORMANCE, WORKSHOP E SPETTACOLI TEATRALI
Tra marzo e maggio 2025 saranno inoltre presentate performance, workshop e spettacoli teatrali nei dintorni di Bergamo, che promuovono un’immersione consapevole e contemplativa nel verde e che condurranno i partecipanti in una profonda esperienza sensoriale: Superpaesaggio di Attila Faravelli, Enrico Malatesta e Nicola Ratti; Rudimenti di Enrico Malatesta; The Missing Forest di Valentina Viviani e Tempeste, Trilogia della rinascita di O Thiasos-TeatroNatura (Sista Bramini, Camilla Dell’Agnola, Nora Tigges).
C.S.m.
Fonte: comunicato stampa 31 gennaio 2025
PENSARE COME UNA MONTAGNA
8 febbraio – maggio 2025
GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo
Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo
Tel. +39 035 270272
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