Di Maria Luisa Abate. Verona, Teatro Filarmonico: l’opera di Catalani in scena dopo un secolo di assenza. Allestimento tradizionale di Nicola Berloffa. Direzione vigorosa e attenta ai colori di Antonio Pirolli.
Il teatro d’opera possiede la meravigliosa caratteristica di affiancare allestimenti tradizionali e avveniristici, di presentare l’antico e il nuovo su piani paralleli ed egualmente significativi. La Wally in scena al Teatro Filarmonico di Verona ci ha spinti a compiere un tuffo nel passato allestitivo dal fascino evergreen. Anzi, ever…white potremmo dire vista l’ambientazione tra le bianche vette delle Alpi tirolesi. Un viaggio in quel mondo magico in cui la neve è di carta e la valanga assassina è un piccolo sbuffo di fumo.

In questa Stagione 2025 Fondazione Arena di Verona sta proponendo, nella sua sede invernale al Filarmonico, un ghiotto “menu” di titoli rari. Febbraio ha visto in cartellone il dramma lirico che Alfredo Catalani compose nel 1892 ispirandosi al romanzo di Wilhelmine von Hillern, la cui riduzione affidò al librettista Luigi Illica (che tanti capolavori in seguito firmò assieme a Giacosa per Puccini, lucchese come Catalani). Un’opera molto amata da tanti grandi soprani del passato e apprezzata da Toscanini che battezzò sua figlia col nome di Wally.
Una storia di passioni forti e netti contrasti, in cui una giovane rifiuta il matrimonio combinato per rimanere fedele al suo amore vero; rompe col padre, abbandona il villaggio per ritirarsi nella solitudine di un rifugio sperduto in mezzo ai ghiacciai, salvo ricomparire un anno dopo, avida e sfacciata, e concedersi in un amplesso allo sposo rifiutato al solo scopo di convincere il vero innamorato a uccidere il rivale. Alla fine, si suiciderà gettandosi nella slavina che aveva inghiottito l’amato.

Dopo oltre un secolo di assenza, La Wally ha fatto ritorno a Verona dove fu rappresentata l’ultima volta nel 1920. Siamo ancora lontani dal compiere cento anni, lo assicuriamo, tuttavia nei nostri ricordi adolescenziali di teatro vissuto come aiuto regista, c’è proprio la fortuna di aver lavorato a una Wally inscenata a Mantova, quando il Teatro Sociale organizzava stagioni di primissimo piano, spesso attingendo alla fucina artistica areniana. Ci sia quindi permesso affermare che nel presente caso avremmo preferito che la tradizione da noi tanto amata fosse stata sottoposta a una spolveratina. Eppure l’allestimento proposto non ha molti anni, essendo stato firmato nel 2017 da Nicola Berloffa che lo ideò per Piacenza, Modena, Reggio Emilia e Lucca (anche allora andando a colmare un’assenza trentennale in quei teatri). La regia si è mossa su binari rassicuranti, seguendo la via maestra, soffermandosi sulle indoli dei personaggi non univoche, tormentate, e sulla natura matrigna identificata nel ghiacciaio incombente dalle vette aguzze. Le luci (di Valerio Tiberi) per lo più livide, hanno sottolineato un ambiente minaccioso che indurisce i cuori, mentre i costumi (di Valeria Donata Bettella), con ampio sfoggio di scarponi e pantaloni alla zuava, hanno proiettato l’epoca negli anni 40 del Novecento.

La scena (di Fabio Cherstich) mostrava due “tornanti” a scivolo, dal tracciato lineare nella massa nevosa che, tagliata a blocchi squadrati come il marmo, ha in seguito mostrato la stanzetta di Wally. Ad accogliere il ritorno dell’esule nella comunità, una baita con una stufa di maiolica verde e le classiche corna di cervo appese alla parete. Peccato che la struttura dimensionata per i precedenti spazi si sia qui rivelata troppo piccola per accogliere solisti e coro senza generare l’effetto scatola di sardine. La valanga che ha sommerso la valle tirolese di Sölden inghiottendo i due innamorati, senza ombra di dubbio il punto focale che crea aspettative nel pubblico, è stata risolta facendo leva sull’immaginazione di ciascuno. Una mise en scène quindi dalle suggestioni classiche, il cui merito risiedeva proprio nella ricercata e studiata semplicità, nell’immediatezza descrittiva, nella fedeltà al libretto.
Sul podio è salito Antonio Pirolli in una lettura a tratti fin troppo energica nei volumi, tanto da aver talvolta sovrastato le voci. Ma, quel che conta, lodevolmente attenta sia agli slanci melodici, sia, in molte pagine, protesa alla ricerca dei contrasti coloristici e timbrici di Catalani. Pertanto indirizzata a tratteggiare, complici i Maestri dell’Orchestra Arena di Verona, la complessa gamma sentimentale immaginata dal compositore che ha musicato figure non semplici, dibattute negli animi e non univoche nelle azioni. Una direzione che ha efficacemente tenuta sempre viva la tensione drammatico-musicale.
Preparati con cura da Roberto Gabbiani, gli artisti del Coro hanno agevolmente superato pure gli scogli materiali, come nella sovraffollata baita dove sono riusciti a dare il meglio anche sotto il profilo della recitazione, con una presenza attiva e, in tutta l’opera, partecipativa ai sentimenti dei protagonisti.

Ha vestito i panni di Wally il soprano coreano Eunhee Maggio, dalla vocalità che ben si adatta ai ruoli più diversi (DeArtes l’aveva intervistata in occasione di una sua Turandot, nel ruolo del titolo, al Maggio Musicale Fiorentino) e che si è agevolmente destreggiata in questa tessitura impervia, che nasconde insidie tecniche e interpretative. Una voce solida, fattasi di lucido acciaio nell’incarnare il carattere duro e a tratti spietato di Wally, e che è svettata nei registri acuti per poi, grazie ai bei chiaroscuri, stemperarsi nella lirica melodiosità di “Ebben ne andrò lontana”, aria che nel corso degli anni ha travalicato la fama dell’intera opera. Eunhee Maggio ha portato avanti di pari passo canto fraseggio e attorialità nel rendere la mutevole anima della giovane donna, spigolosa nei confronti del padre e del marito rifiutato, proprio come aspro è il territorio montano dove abita; parimenti granitica nella passionalità frutto di vero amore.
Sentimento sincero, il suo, nei confronti di Hagenbach, Carlo Ventre, dall’acuto robusto e abilmente proiettato. Il tenore uruguayano, forse anche condizionato dalla vasta esperienza maturata nell’anfiteatro areniano, ha scelto una linea di canto sempre spinta che non ha giovato a far emergere i risvolti sensibili del personaggio.

Se il cuore di Wally batteva per lui, il nostro cuore di ascoltatrice ha virato maggiormente verso il rivale rifiutato, Gellner, correttamente tratteggiato come invadente e un poco viscido da Youngjun Park, baritono coreano che ha colpito per la completezza del mezzo vocale. Timbro suadente, emissione in cui la solida potenza è emersa con garbo, una linea di canto nobile caratterizzata dal gusto nel dispensare gli accenti, dizione impeccabile arricchita dalla capacità di dare il giusto peso alle parole e di conseguenza al fraseggio. Non ultima, una tenuta cristallina in tutta la gamma.

Una meritata dose di applausi ha riscosso Eleonora Bellocci nel ruolo en-travesti di Walter, al quale ha prestato il fisico minuto rivelatosi perfetto per dare credibilità alla figura di un adolescente. Le caratteristiche richieste da Catalani sono state soddisfatte dalla sua voce fresca e limpida di soprano leggero, che ha lasciato trasparire un’importante dose di lirismo nella malinconica struggente Canzone dell’edelweiss. Il padre di Wally, Strimminger, era il basso Gabriele Sagona, più volte apprezzato a Verona per la facilità e corposità di emissione. Marianna Mappa era la fiera e intensa Afra. Impegnato in un intervento assai breve, Romano Dal Zovo ha dato risalto al personaggio del Pedone di Schals.
Come si diceva, in questa nuova Stagione il Filarmonico di Verona sta presentando una carrellata di titoli di rara esecuzione. La Wally è venuta dopo Falstaff di Salieri (recensione qui), e precede Elektra di Strauss attesa in marzo, che sarà l’ultimo titolo prima della pausa estiva dove a farla da padrone sarà l’anfiteatro dell’Arena. La ripresa autunnale avverrà con Le Villi di Puccini, Il turco in Italia di Rossini e, unico titolo di più frequente rappresentazione, Ernani. Una Stagione quindi di estremo interesse per gli appassionati, imperdibile per i melomani.
Recensione di Maria Luisa Abate
Visto a Verona, Teatro Filarmonico, il 19 febbraio 2025
Foto Ennevi
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