Il signor Bonaventura, il personaggio dei fumetti disegnato da Sergio Tofano, guadagnava immancabilmente un assegno da un milione di lire. Era il 1917, quattro anni dopo il debutto di quell’Aida che tramutò l’Arena di Verona nel teatro all’aperto più grande del mondo. Marzo 2019: un assegno da centomila euro viene devoluto dalla Cooperativa Albergatori Veronesi a Fondazione Arena. 
La consegna – equivalente a un’assunzione di responsabilità nei confronti della città dice il Direttore Generale areniano Gianfranco De Cesaris – avviene simbolicamente nell’anfiteatro che, nel mese di marzo, si presenta cinto da cantieri e internamente spoglio, senza palcoscenico, senza poltroncine sulle gradinate né nel parterre, sabbioso e invaso da comitive di turisti e di scolaresche che chiedono una foto ricordo assieme al Soprintendente e Direttore Artistico Cecilia Gasdia.

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La quale definisce questo un evento storico, perché per la prima volta le realtà veronesi si uniscono assieme per sostenere uno specifico progetto inerente l’Aida del 1913. In assoluto uno degli allestimenti più amati dal pubblico, che viene riproposto dal 1982 grazie agli studi filologici compiuti dal regista Gianfranco de Bosio sui bozzetti originali dello scenografo Ettore Fagiuoli. La prossima estate, nel corso del Festival 2019, l’Aida del 1913 sarà replicata per sedici serate.

Giovanni Zenatello, nipote e omonimo del celebre tenore e impresario che ebbe l’idea di adibire il luogo a tempio della lirica, ricorda che anche l’Aida del 13 fu sostenuta da un gruppo di industriali e anche questo è un passato che torna attuale. L’intervento degli albergatori, spiega il vice Direttore Artistico Stefano Trespidi consentirà migliorie tecniche, che si tradurranno in cambiamenti nel secondo quadro del 1° atto, al Tempio, e nel 3° atto, ambientato da Verdi sulle rive del Nilo.

Il Tempio cambierà posizione e prospettiva, più aderente storicamente, saranno recuperate le tende del gineceo presenti nel 82 e il grande baldacchino del 4° atto sarà presente già nel 3°, permettendo così di ridurre i tempi dell’ultimo intervallo. Il Nilo sarà immaginato oltre la ribalta, al di là dell’orchestra, in mezzo al pubblico. Particolari che renderanno l’Aida storica ancor più fedele alla prima versione. Il parco luci, specifica il light designer Paolo Mazzon, avrà più potenza e maggior qualità nei colori grazie ai moving light da 1700w che, collocati sulla cavea, renderanno possibili nuovi angoli di incidenza dei fasci luminosi.  

Questa operazione dà ai veronesi la consapevolezza di quanto l’anfiteatro contribuisca all’indotto. L’assegno è un’attestazione di “fiducia e vicinanza” al nuovo corso areniano che ha realizzato iniziative “concrete e reali”, afferma Enrico Perbellini, presidente della Cooperativa Albergatori Veronesi, che conta una settantina di soci tra cui sessantasei aderenti all’iniziativa, ciascuno in proporzione alle proprie forze. Lo strumento è l’Art Bonus, che consiste sostanzialmente in una detrazione di imposta. Verona ha flussi turistici importanti e fruisce del pubblico areniano, sottolinea il Sindaco e Presidente di Fondazione Federico Sboarina. Il quale confessa che non è pensabile la città senza l’Arena, un gioiello che non bisogna dare per scontato ma che tutti sono invitati a sostenere.
Il pensiero corre a Corrado Ferraro, il Direttore marketing tragicamente investito da un pirata della strada lo scorso 2018 e che per primo aveva dato il via al progetto ora decollato.


Resoconto Maria Luisa Abate

Verona, 19 marzo 2019
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