Di Barbara Baroni. MantovaMusica: entusiasmo slancio e affiatamento nei giovani musicisti già affermati in ambito internazionale.
Un fantastico trittico musicale monografico di notevole modernità dedicato alla evoluzione del quartetto d’archi e che mostrava aspetti formali ed espressivi, con il confronto tra compositori classico-romantici. Dall’interpretazione emergevano l’atmosfera viennese indimenticabile di Haydn, lo stile liederistico di Schubert, detto “il poeta della musica”, lo spirito nordico e introspettivo di Brahms. Tutti legati dalla passione per i Lieder, spesso fonti per le diverse composizioni e per il sentimento dominante.
Protagonista di questo evento musicale era il “New Era Quartet” formato da Kristina Mlinar violino, Teodora Kaličanin violino, Ecem Eren viola, Alessandro Pietro Dore violoncello in collaborazione con Accademia Stauffer di Cremona. Un insieme di giovani musicisti di varie provenienze uniti con il fine di sonare insieme, creando coinvolgenti emozioni, come è avvenuto in questa serata. Pieni di entusiasmo e slancio hanno infatti formato il Quartetto d’archi “New Era” ben affiatato e si affermano in concorsi anche internazionali. Il valente Quartetto era accolto dalla Rassegna MantovaMusica Diciottoetrenta dedicata ai giovani, ancora nella cornice architettonica della ex chiesa della Madonna della Vittoria, suggestivo monumento mantovano.
Si osserva che Haydn (1732-1809) è stato interpretato seguendo lo stile galante sottolineando le vivaci melodie ed armonie ricercate, ispirate da C.P.E. Bach e con approfondimento formale. Si apriva il concerto proprio con Haydn il padre del quartetto d’archi e della sinfonia (si ritiene che ne scrisse circa un’ottantina, uniti alle circa cento Sinfonie) col Quartetto in sol maggiore Hob. III 81 op. 77 n. 1 (1799) magnifica struttura sonora, ricca di scavo interiorizzato. Il primo tempo era Allegro moderato, indicato dall’autore “mezza voce” e venivano realizzate con perizia variazioni con piccole modifiche tematiche, sottolineando l’uso del contrappunto oltre ai momenti accordali e melodici molto intensi e dialoghi con chiaroscuro. Poi il Quartetto ha eseguito con partecipazione l’Adagio, pagina incantevole, ricco di modulazioni, ritardi e appoggiature con l’immensità di un inno sacro, ripreso dall’Autore dai propri Oratori e che si rifà ad Haendel da lui considerato “Il maestro di tutti”. I musicisti hanno svolto una scorrevole introduzione retorica, con momenti nostalgici, varianti in cui si è evidenziato il suono del violino, poi l’Ensemble ha saputo creare in alternanza una sospensione accordale armoniosa e una melodia nostalgica accompagnata e rendere anche la stupenda conclusione con eco affettuosa.
Seguiva il Minuet-Presto-Trio eseguito molto bene brillante, come “scherzo” anticipatore dell’astro beethoveniano, e verso la fine riepilogativo. Poi seguiva il Finale Presto reso con bravura dagli artisti vertiginoso col ritmo iterativo e gioioso di danza.

Si proseguiva con Franz Schubert (1797-1828) col Quartetto per archi n.12 in Do minore D 703 “Quartettsatz” (Movimento di quartetto, 1820) incompiuto, un unicum dal fascino sentimentale. Consiste in un Allegro assai, eseguito mosso e accentuato (ricorda Vivaldi) e con un movimento liederistico e che doveva essere continuato da un Adagio (Schubert ne compose solo le prime 40 battute).
In questo concerto è emersa la malinconia tipica dell’autore: infatti il pezzo contiene anticipazioni per il celebre Quartetto La morte e la fanciulla dall’omonimo Lied per il tema ed i contrasti teatrali ben delineati e una melodia intima uno dei più celebri dei 600 da lui composti. La pagina lirica e mossa ha emozionato per la bellezza delle idee musicali contrastanti e chiare che avvolgevano l’ascoltatore. Schubert scriveva spesso nelle sue lettere: «Malgrado ogni cosa, io lavoro qui come un Dio» e rileva l’importanza del «dolore nella sua creazione e della fantasia che ha un primato sulla razionalità». Spiccava nel concerto, che si propone fra l’altro questo lato emozionale, il secondo introverso romanticismo di Brahms, che attese molto tempo prima di affrontare questa forma musicale.
Si continuava con l’ampio Quartetto in La minore op. 51 n. 2 (1865-1873) di Johannes Brahms (1833-1897) con l’infinito canto alla natura, che contrappone momenti statici riflessivi a più coreutici. Il quartetto ha dato vita ad un’atmosfera interiore con l’Allegro non troppo, ispirato ad una frase dell’amico J. Joachim. Emergevano nel brano effusione lirica, dolcezza, densità, e poi come folate di vento in una ricerca filosofica, una meditazione polifonica stupenda sull’essere e la solitudine e il dramma dell’interiorità. Seguiva l’Andante moderato, cromatico e avvolto in un’aura struggente ed a momenti sofferta e che richiamava J.S.Bach. Infatti Brahms scriveva di studiare sempre Bach: «lì troverete tutto quello che cercate». Poi Quasi minuetto scherzando su movimento di danza che risultava arcano e misterioso ed Allegro non assai, libero e tzigano, che finisce con un’alta perorazione dell’insieme, a cui il Quartetto ha dato un’aria demonica.
Un insieme di pezzi che hanno fatto riflettere ed entusiasmare il pubblico, toccando l’anima per la loro sublime profondità, in particolare con l’interpretazione del Quartetto di Haydn, maestro dello Sturm un Drang. Bellissimo bis il canto popolare “Le cotogne” della Bosnia Erzegovina, anche cantato dal primo violino Kristina Mlinar, con voce sopranile evocativa della sua terra.
Recensione di Barbara Baroni
Visto a Mantova, ex chiesa Madonna della Vittoria – MantovaMusica, il 14 marzo 2025
Foto Guido Mario Pavesi
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