Di Maria Luisa Abate. Mantova. Due concerti a confronto: Książek Piano Duo e Roderick Cox con Junge Deutsche Philarmonic, solista Kian Soltani.
Un concerto in programma e una “sorpresa” fuori programma hanno chiuso la stagione concertistica mantovana di Oficina OCM, proponendo una occasione di raffronto diretto assai rara. L’ultima data di “Tempo d’Orchestra”, al Teatro Sociale, ha previsto l’esecuzione de La Sagra della Primavera di Igor Stranvinskij affidata alla Junge Deutsche Philarmonic diretta da Roderick Cox, e un inizio dedicato Dvořák con Kian Soltani al violoncello. Esattamente sette giorni prima, nella cornice cameristica della Sala delle Capriate, La Sagra della Primavera è stata eseguita dal Książek Piano Duo nella versione per pianoforte a quattro mani. Anche in questo caso, il programma si era aperto con Dvořák.
Stravinskij, nato a San Pietroburgo nel 1882, trasferitosi in Svizzera, in Francia e infine stabilitosi definitivamente a New York dove morì nel 1971, era attratto dell’evoluzione della musica europea e al contempo subiva il fascino della tradizione musicale russa della quale dapprima rivisitò gli echi; in seguito ruppe definitivamente con essa dando sfogo alle pulsioni moderne. Maturò uno stile basato sull’innovazione della forma, sulla reiterazione di note e di accordi, sul sovrapporsi di spunti politonali, sull’accavallarsi delle dissonanze, soprattutto sul riaffacciarsi periodico di ardite soluzioni ritmiche e sulla loro reinvenzione asimmetrica. La Sagra della Primavera al suo debutto a Parigi nel 1913 non solo fece scandalo ma registrò uno dei più turbolenti fiaschi che le cronache abbiamo mai riportato. Le venne in seguito assegnato il posto che merita, ossia l’aver determinato una svolta epocale nella storia della musica del Novecento.
Le Sacre du Pintemps “Quadri dalla Russia pagana” fu scritta per i celeberrimi Ballets Russes di Diaghilev e la specifica sotto al titolo denota come Stravinskij intendesse descrivere il mondo primordiale, in cui uomo e natura erano tutt’uno. La prima parte “L’adorazione della terra” è scossa dalla forza della natura e animata da una sequenza di danze, iniziatiche o giocose, dionisiache o selvagge. Presenta invece aspetti misteriosi e tribali la seconda parte, “Il sacrificio”, che si conclude con un frenetico rituale pagano in cui la terra attinge rinnovata giovinezza dalla vittima designata, una fanciulla vergine, determinando così lo sbocciare della Primavera intesa come energia violenta incontrollabile e primitiva.

KSIĄŻEK PIANO DUO
Seguendo l’ordine cronologico, il primo di questi due concerti concatenati, lunedì 24 marzo nello spazio cameristico della Sala delle Capriate, dopo l’introduzione all’ascolto curata da Alfredo Bruno, ha visto protagonisti Agnieszka Zahaczewska-Książek e Krzysztof Książek, affiatato duo formatosi nel 2012 all’Accademia di Musica di Cracovia e il cui talento ha trovato riconoscimento in numerosi Premi.
Il concerto si è aperto nel nome di Antonín Dvořák, con le suggestioni delle Leggende n.1 e n.10 e con le Danze slave n.1 e n.8, briose, descrittive, ricche di reminiscenze.
È seguita la versione per pianoforte a quattro mani de La Sagra della Primavera, scritta dallo stesso Stravinskij sempre nel 1913, contestualmente quindi alla versione per orchestra. L’autore qui declina diversamente la propria creatività, inserisce variazioni alle sonorità, destabilizza ulteriormente la linea melodica passandola, assieme a quella armonica, di mano in mano. Stravinskij reinventa sulla base della sua stessa invenzione, testando prima di tutto la propria vena creativa, e mettendo a dura prova le capacità tecniche e virtuosistiche degli esecutori.

I quali hanno affrontato l’ultra difficoltoso dettato con scioltezza, con abilità non comune e sensibilità interpretativa sfociata nella ricerca di una tavolozza cangiante e nitidamente definita a seconda dei movimenti. I due si sono ben destreggiati, diventando un’unica personalità seduta al pianoforte nelle pagine che hanno richiesto non solo il sovrapporsi di mani ma anche di braccia, spesso con benevola invasione degli spazi fisici dell’una e dell’altro. Una esecuzione che quindi ha appagato l’orecchio e lo sguardo dei più fortunati tra il pubblico che, come noi, hanno potuto godere di una visione ravvicinata della tastiera e dell’avvincente intreccio avvenuto sui tasti.

JUNGE DEUTSCHE PHILARMONIE, DIRETTORE RODERICK COX
VIOLONCELLO KIAN SOLTANI
Il concerto di lunedì 31 marzo 2025 ha costituito il gran finale della stagione Tempo d’Orchestra. Srotolando il nostro filo conduttore, iniziamo a parlare della seconda parte del programma che ha visto la Sagra della Primavera eseguita dall’orchestra Junge Deutsche Philarmonie, che riunisce i migliori studenti dei conservatori di lingua tedesca dai 18 ai 28 anni. Una formazione sinfonica giovane e fresca, che ha nel DNA quella stessa spinta propulsiva verso il nuovo che aveva motivato Stravinskij, e che qui si è presentata a ranghi allargati.
Su questa stessa via è stata indirizzata dal direttore Roderick Cox, statunitense ora di base a Montpellier dove è direttore Musicale dell’Opéra Orchestre National, che si è entusiasticamente buttato a capofitto nella varietà timbrica, la quale ad esempio richiede in organico molti strumenti a fiato e molti a percussione. Sapendo bene che nella prima parte in cui le danze rivestono un carattere vivace Stravinskij non indulge a sentimentalismi e non concede spazio alle emozioni, Cox ha privilegiato sonorità drammatiche e crude per quanto mai cupe, lasciando che si irradiasse la lucentezza delle scelte ritmiche autorali per poi sottolineare, nella seconda parte, le marcature ossessive di note. Cox ha evidenziato sia le dialettiche sia gli antagonismi tra le sezioni strumentali, ha accentuato le densità politonali e ha concesso respiro alle rarefazioni, in un’altalena di contrasti sonori cui ha dato consistenza materica e una spinta propulsiva straniante, di sicuro fascino.

Nuovamente ad aprire questa serata è stato Antonin Dvorák di cui è stato proposto il Concerto per violoncello n. 2 in si minore op. 104. Qui la Junge Deutsche Philarmonie, smorzando adeguatamente i volumi, si è posta in dialogo con un solista tra i più acclamati del momento: Kian Soltani. Il violoncellista nativo di Bregenz in Austria da famiglia iraniana, ha privilegiato la delicatezza del suono, le scelte dinamiche improntate alla misura e alla grazia, il fraseggio arioso. Una linea stilistica tornita che si è sommata alla scioltezza con cui ha superato le difficoltà tecniche, alla ricerca delle sfumature e dei dettagli espressivi favoriti anche dallo strumento: un violoncello Stradivari “London ex Boccherini 1692” su concessione della Beares International Violin Society. Si è così completato il quadro di un artista raffinato che ha fatto dell’espressività e della musicalità le sue cifre distintive.
La stagione Tempo d’Orchestra è terminata e già si guarda a Trame Sonore – Mantova Chamber Music Festival, dal 29 maggio al 2 giugno 2025. Tre sono i concerti di avvicinamento a questo appuntamento, due a Mantova e uno a Verona. Tutti i dettagli nel sito www.oficina.ocm.it
Recensione di Maria Luisa Abate
Visto a Mantova, nella Sala delle Capriate il 24 marzo, e al Teatro Sociale il 31 marzo 2025
Foto MiLùMediA for DeArtes
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